Pochi studiosi come Mimmo Pulitanò hanno dedicato costante attenzione – sin dai primi magistrali contributi sulla libertà di manifestazione del pensiero, agli esordi della sua lunga carriera scientifica 1 – ai rapporti tra diritto penale e diritto costituzionale, indagando i molteplici limiti che la Costituzione impone al legislatore e al giudice penale, e assieme – a partire almeno da un notissimo saggio del 19832 – la tuttora vexata quaestio degli obblighi di tutela che dalla Costituzione discendono a carico del sistema penale nel suo complesso. Questa sua spiccata sensibilità gli ha consentito di fornire contributi fondamentali su temi di grande attualità da prospettive sempre nuove, vivificate dalla sua acuta sensibilità politico-istituzionale e da una costante attenzione alle dinamiche reali del sistema penale, con uno sguardo che va molto al di là delle categorie dogma- tiche che troppo spesso ingabbiano lo sguardo dei penalisti. Non è un caso, allora, che uno dei temi ai quali Pulitanò ha spesso rivolto la propria attenzione, soprattutto in anni recenti, sia stato quello del diritto penale di fronte alle decisioni sul momento finale della vita umana 3: un tema fitto di implicazioni umane ed emotive, sul quale convergono norme penali, discipline civilistiche e amministrativistiche, e naturalmente diritti e principi costituzionali di sommo rilievo – come vita, dignità, libertà –, in problematico reciproco rap- porto. Nelle brevi riflessioni che seguono, a lui dedicate, proverò ad accostarmi nuovamente a questo tema, che appare in verità in rapida evoluzione dal punto di vista del diritto comparato: non solo perché negli ultimi anni si stanno molti- plicando gli ordinamenti nei quali il legislatore sta optando per la legalizzazione di talune forme di eutanasia attiva o di suicidio assistito, ma anche perché – lad- dove manchi un intervento legislativo in tal senso – molte corti supreme o costi- tuzionali stanno muovendo passi significativi in questa direzione utilizzando la forza espansiva dei diritti fondamentali. Strumenti, questi ultimi, utilizzati per invalidare, o comunque per limitare l’ambito applicativo di, incriminazioni for- temente radicate nella tradizione di molti ordinamenti, come l’omicidio del con- senziente o l’aiuto al suicidio. La precisa fisionomia del diritto fondamentale che in queste decisioni viene chiamato in causa non è, però, del tutto chiara, e mi pare necessiti di una più approfondita riflessione. Anche perché dalla precisa definizione del diritto fon- damentale in gioco derivano conseguenze assai rilevanti sull’estensione dei limiti alla discrezionalità del legislatore che da tale diritto si vogliano derivare.
Diritti fondamentali e diritto penale al congedo dalla vita: esperienze italiane e straniere a confronto
Vigano', Francesco
2022
Abstract
Pochi studiosi come Mimmo Pulitanò hanno dedicato costante attenzione – sin dai primi magistrali contributi sulla libertà di manifestazione del pensiero, agli esordi della sua lunga carriera scientifica 1 – ai rapporti tra diritto penale e diritto costituzionale, indagando i molteplici limiti che la Costituzione impone al legislatore e al giudice penale, e assieme – a partire almeno da un notissimo saggio del 19832 – la tuttora vexata quaestio degli obblighi di tutela che dalla Costituzione discendono a carico del sistema penale nel suo complesso. Questa sua spiccata sensibilità gli ha consentito di fornire contributi fondamentali su temi di grande attualità da prospettive sempre nuove, vivificate dalla sua acuta sensibilità politico-istituzionale e da una costante attenzione alle dinamiche reali del sistema penale, con uno sguardo che va molto al di là delle categorie dogma- tiche che troppo spesso ingabbiano lo sguardo dei penalisti. Non è un caso, allora, che uno dei temi ai quali Pulitanò ha spesso rivolto la propria attenzione, soprattutto in anni recenti, sia stato quello del diritto penale di fronte alle decisioni sul momento finale della vita umana 3: un tema fitto di implicazioni umane ed emotive, sul quale convergono norme penali, discipline civilistiche e amministrativistiche, e naturalmente diritti e principi costituzionali di sommo rilievo – come vita, dignità, libertà –, in problematico reciproco rap- porto. Nelle brevi riflessioni che seguono, a lui dedicate, proverò ad accostarmi nuovamente a questo tema, che appare in verità in rapida evoluzione dal punto di vista del diritto comparato: non solo perché negli ultimi anni si stanno molti- plicando gli ordinamenti nei quali il legislatore sta optando per la legalizzazione di talune forme di eutanasia attiva o di suicidio assistito, ma anche perché – lad- dove manchi un intervento legislativo in tal senso – molte corti supreme o costi- tuzionali stanno muovendo passi significativi in questa direzione utilizzando la forza espansiva dei diritti fondamentali. Strumenti, questi ultimi, utilizzati per invalidare, o comunque per limitare l’ambito applicativo di, incriminazioni for- temente radicate nella tradizione di molti ordinamenti, come l’omicidio del con- senziente o l’aiuto al suicidio. La precisa fisionomia del diritto fondamentale che in queste decisioni viene chiamato in causa non è, però, del tutto chiara, e mi pare necessiti di una più approfondita riflessione. Anche perché dalla precisa definizione del diritto fon- damentale in gioco derivano conseguenze assai rilevanti sull’estensione dei limiti alla discrezionalità del legislatore che da tale diritto si vogliano derivare.File | Dimensione | Formato | |
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