Il presente capitolo intende illustrare le due principali tecniche in uso per la selezione del c.d. portafoglio ottimo per un investitore ovvero per la scelta di quell’appropriata combinazione rendimento-rischio risultata coerente con le sue aspettative e vincoli. Tale portafoglio viene scelto all’interno delle migliori opportunità offerte dal mercato, costituite o dalla linea del mercato dei capitali (qualora sia possibile investire anche in un’attività priva di rischio) o dalla frontiera efficiente di attività rischiose (in assenza del risk free rate). In particolare il portafoglio ottimo è quel particolare portafoglio che genera combinazioni rendimento-rischio dominanti e consente a ciascun individuo di massimizzare la propria utilità. Ma come esso viene identificato? Secondo la teoria del portafoglio l’identificazione del portafoglio ottimo presuppone la stima dell’avversione al rischio di un investitore, ossia di un parametro quantitativo che traduca in un numero l’atteggiamento degli individui nei confronti dell’incertezza. Poiché è difficile pervenire ad una stima oggettiva di questo parametro, nella prassi è andata diffondendosi una metodologia alternativa e di più facile applicazione secondo la quale il rischio e l’avversione al rischio vengono interpretati alla luce della massima perdita sopportabile da parte di un investitore (c.d. shortfall constraint). Il capitolo è così strutturato: il secondo paragrafo ripercorre sinteticamente la teoria di portafoglio, che trova espressione grafica nella linea del mercato dei capitali. Il terzo paragrafo analizza le tecniche di selezione del portafoglio ottimale sulla base del grado di avversione al rischio di un individuo e delle curve di indifferenza. Il quarto paragrafo illustra una metodologia volta ad estrarre il coefficiente di avversione al rischio implicito nel benchmark di un dato veicolo di investimento, sia esso un fondo comune o una linea di gestione. Il quinto paragrafo è volto alla stima dei coefficienti di avversione al rischio impliciti in alcune linee di gestione bilanciate. Infine l’ultimo paragrafo descrive l’ottimizzazione di portafoglio in presenza di vincoli di shortfall.
L’avversione al rischio e la selezione del portafoglio ottimo
BAGNA, EMANUEL
2005
Abstract
Il presente capitolo intende illustrare le due principali tecniche in uso per la selezione del c.d. portafoglio ottimo per un investitore ovvero per la scelta di quell’appropriata combinazione rendimento-rischio risultata coerente con le sue aspettative e vincoli. Tale portafoglio viene scelto all’interno delle migliori opportunità offerte dal mercato, costituite o dalla linea del mercato dei capitali (qualora sia possibile investire anche in un’attività priva di rischio) o dalla frontiera efficiente di attività rischiose (in assenza del risk free rate). In particolare il portafoglio ottimo è quel particolare portafoglio che genera combinazioni rendimento-rischio dominanti e consente a ciascun individuo di massimizzare la propria utilità. Ma come esso viene identificato? Secondo la teoria del portafoglio l’identificazione del portafoglio ottimo presuppone la stima dell’avversione al rischio di un investitore, ossia di un parametro quantitativo che traduca in un numero l’atteggiamento degli individui nei confronti dell’incertezza. Poiché è difficile pervenire ad una stima oggettiva di questo parametro, nella prassi è andata diffondendosi una metodologia alternativa e di più facile applicazione secondo la quale il rischio e l’avversione al rischio vengono interpretati alla luce della massima perdita sopportabile da parte di un investitore (c.d. shortfall constraint). Il capitolo è così strutturato: il secondo paragrafo ripercorre sinteticamente la teoria di portafoglio, che trova espressione grafica nella linea del mercato dei capitali. Il terzo paragrafo analizza le tecniche di selezione del portafoglio ottimale sulla base del grado di avversione al rischio di un individuo e delle curve di indifferenza. Il quarto paragrafo illustra una metodologia volta ad estrarre il coefficiente di avversione al rischio implicito nel benchmark di un dato veicolo di investimento, sia esso un fondo comune o una linea di gestione. Il quinto paragrafo è volto alla stima dei coefficienti di avversione al rischio impliciti in alcune linee di gestione bilanciate. Infine l’ultimo paragrafo descrive l’ottimizzazione di portafoglio in presenza di vincoli di shortfall.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.