Il capitolo descrive il SSN italiano focalizzandosi sui profili istituzionali, sulla dotazione strutturale, sulle attività e sul livello di risposta alla domanda di salute, e ne illustra il posizionamento nel panorama internazionale (principali Paesi dell’Unione Europea, del Nord America e Paesi BRIC). Le analisi rielaborano i più recenti dati pubblicati dal Ministero della Salute e da Agenas (Piano Nazionale Esiti) e sono integrate con evidenze riguardanti alcune determinanti dei bisogni e dei consumi sanitari, tratte da studi condotti dall’ISTAT tra 2016 e 2017. Con riferimento agli assetti istituzionali, dopo i grandi processi di riordino occorsi tra 2015 e 2017, negli ultimi 12 mesi non si registrano nuovi cambiamenti: in linea con quanto riportato nel Rapporto 2017, le aziende territoriali (ASL + ASST) sono pari a 120, mentre le Aziende Ospedaliere restano 43. La dotazione strutturale del SSN ha evidenziato, anno dopo anno e fino al 2016 (ultimo anno disponibile), una contrazione in termini di numero di PL, limitata esclusivamente ai PL per ricoveri ordinari (-41,2% rispetto al 1997). I PL per ricoveri diurni, sono rimasti sostanzialmente stabili (-21 unità), nonostante dal 2008 sia iniziato un trend di riduzione che suggerisce uno spostamento della geografia dei servizi verso il territorio. A livello internazionale, si registra dal 2005 una diminuzione della dotazione di posti letto nei Paesi analizzati e una forte disomogeneità in termini di ripartizione tra acuti e long-term care. Le attività di ricovero (dimissioni) hanno registrato un significativo calo tra 2001 e 2016 (-30%), in coerenza con il trend strutturale, e un valore inferiore alla media dei Paesi OECD, con una degenza media allineata a quella dei principali Paesi europei. La soddisfazione del bisogno sanitario, infine, è un elemento difficilmente apprezzabile, se non attraverso misure indirette. La mobilità sanitaria risulta sostanzialmente stabile; i tempi di attesa più lunghi si registrano per gli interventi che non hanno un impatto diretto sulla sopravvivenza del paziente; la percentuale di cronici in buona salute si riduce all’aumentare dell’età e registra valori decisamente più contenuti nell’area meridionale del Paese. L’Italia registra infine il valore più basso tra i Paesi considerati in merito alle ospedalizzazioni inappropriate (asma, BPCO e diabete), nonché una riduzione del numero di parti cesarei (sebbene si registri uno tra i maggiori tassi di utilizzo di tale procedura).
La struttura e le attività del SSN
Elisabetta Barzan;Ludovica Borsoi;Attilio Gugiatti;Francesco Petracca
2018
Abstract
Il capitolo descrive il SSN italiano focalizzandosi sui profili istituzionali, sulla dotazione strutturale, sulle attività e sul livello di risposta alla domanda di salute, e ne illustra il posizionamento nel panorama internazionale (principali Paesi dell’Unione Europea, del Nord America e Paesi BRIC). Le analisi rielaborano i più recenti dati pubblicati dal Ministero della Salute e da Agenas (Piano Nazionale Esiti) e sono integrate con evidenze riguardanti alcune determinanti dei bisogni e dei consumi sanitari, tratte da studi condotti dall’ISTAT tra 2016 e 2017. Con riferimento agli assetti istituzionali, dopo i grandi processi di riordino occorsi tra 2015 e 2017, negli ultimi 12 mesi non si registrano nuovi cambiamenti: in linea con quanto riportato nel Rapporto 2017, le aziende territoriali (ASL + ASST) sono pari a 120, mentre le Aziende Ospedaliere restano 43. La dotazione strutturale del SSN ha evidenziato, anno dopo anno e fino al 2016 (ultimo anno disponibile), una contrazione in termini di numero di PL, limitata esclusivamente ai PL per ricoveri ordinari (-41,2% rispetto al 1997). I PL per ricoveri diurni, sono rimasti sostanzialmente stabili (-21 unità), nonostante dal 2008 sia iniziato un trend di riduzione che suggerisce uno spostamento della geografia dei servizi verso il territorio. A livello internazionale, si registra dal 2005 una diminuzione della dotazione di posti letto nei Paesi analizzati e una forte disomogeneità in termini di ripartizione tra acuti e long-term care. Le attività di ricovero (dimissioni) hanno registrato un significativo calo tra 2001 e 2016 (-30%), in coerenza con il trend strutturale, e un valore inferiore alla media dei Paesi OECD, con una degenza media allineata a quella dei principali Paesi europei. La soddisfazione del bisogno sanitario, infine, è un elemento difficilmente apprezzabile, se non attraverso misure indirette. La mobilità sanitaria risulta sostanzialmente stabile; i tempi di attesa più lunghi si registrano per gli interventi che non hanno un impatto diretto sulla sopravvivenza del paziente; la percentuale di cronici in buona salute si riduce all’aumentare dell’età e registra valori decisamente più contenuti nell’area meridionale del Paese. L’Italia registra infine il valore più basso tra i Paesi considerati in merito alle ospedalizzazioni inappropriate (asma, BPCO e diabete), nonché una riduzione del numero di parti cesarei (sebbene si registri uno tra i maggiori tassi di utilizzo di tale procedura).File | Dimensione | Formato | |
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