Lo scopo della ricerca, sviluppata dall’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente (IEFE) nell’ambito dell’Osservatorio permanente Università Bocconi – Assolombarda, è stato quello di fornire una prima indagine sul ruolo economico svolto dalle risorse idriche per l’industria milanese ed in particolare per le associate di Assolombarda. Le attività in atto a livello europeo, volte all’implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), hanno messo in evidenza la mancanza di studi sistematici sul rapporto che intercorre tra i processi produttivi e le risorse idriche. Gli studi disponibili si sono concentrati in prevalenza sull’importanza dell’acqua come input produttivo, volti all’individuazione delle industrie “idroesigenti” e alla valutazione dell’intensità dei prelievi. Negli ultimi anni, spinta dalla politica ambientale europea, l’attenzione si è rivolta anche agli impatti che le attività antropiche provocano sulla qualità della risorsa. L’attuazione della direttiva potrebbe comportare un forte impatto economico sulle attività industriali che utilizzano l’acqua come input produttivo. In primo luogo, la WFD recepisce i principi consolidati nella legislazione comunitaria in materia ambientale del “chi inquina paga” e del “full cost recovery”. In pratica, questi implicano che chi usa le risorse idriche, e nel caso di questo rapporto le industrie, si facciano carico di tutti i costi di depurazione connessi alle attività produttive stesse. In secondo luogo, l’obiettivo della norma è il raggiungimento del “buono stato ecologico” in tutti i corpi idrici entro il 2015, avendo come punto di riferimento la qualità del corpo idrico recettore. In altri termini, non sarà più sufficiente verificare che tutti gli scarichi idrici siano depurati a norma di legge, ma occorrerà valutare che la concentrazione di tali scarichi non impedisca il raggiungimento dello stato qualitativo buono. La norma prevede delle deroghe e proroghe per corpi idrici altamente modificati qualora i costi delle misure necessarie per perseguire questo obiettivo risultino sproporzionati. Il sistema del Lambro, Seveso e Olona rappresenta un caso di corpo idrico a rischio di non raggiungimento degli obiettivi della WFD. Dalla lettura del Piano di Tutela e Uso delle Acque redatto dalla Regione Lombardia prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 152/2006, si evince che tale bacino presenta uno stato ecologico “scadente”, non soddisfacendo pertanto ai requisiti di legge vigenti al momento della stesura e dell’approvazione del piano stesso (d.lgs. 152/99). Il rapporto si sofferma inizialmente sul contesto istituzionale, non con l’obiettivo di fare un mero elenco di atti e norme, ma per evidenziare gli aspetti innovativi della 2000/60/CE, per individuarne i gap con la normativa italiana e per evidenziare i punti ancora in fase di discussione a livello europeo (sostanze prioritarie e pericolose). La seconda parte del rapporto è dedicata alla caratterizzazione del bacino dei fiumi Lambro, Seveso e Olona, come previsto dall’art. 5 della Direttiva. La caratterizzazione è il punto di partenza per comprendere le criticità del bacino e individuare le potenziali misure da inserire nel Piano di bacino. La caratterizzazione riguarda sia dati ambientali che economici. In particolare sono state effettuate delle analisi sulle spese di gestione dei reflui e sul valore dell’acqua per le industrie milanesi. La terza parte del rapporto illustra gli impatti economici di alcune misure applicabili al settore industriale. In particolare l’analisi si è soffermata su azioni di tipo infrastrutturale, volte alla riduzione dei carichi inquinanti recapitati in corpo idrico, come i trattamenti innovativi di depurazione basati sulle membrane o come progetti integrati sia alla riduzione dei prelievi che degli scarichi (riuso). Il rapporto ha affrontato, inoltre, il discorso riguardante le tariffe del servizio idrico e le possibili dinamiche future. Infine si è fatto riferimento ad altre tipologie di misure non strutturali quali gli accordi volontari, citando, ad esempio, i contratti di fiume (Lambro, Olona e Seveso) già attivati o in fase di attivazione in Lombardia. La quarta ed ultima parte del rapporto propone delle ulteriori soluzioni a partire dalle esperienze estere, in particolare quelle basate sugli strumenti di mercato (Water Quality Trading) o su accordi volontari tra attori istituzionali e non: è il caso del Emschergenossenschaf, nella regione della Ruhr in Germania e dei Comités de Bassin in Francia. Infine l’ultimo capitolo è dedicato ai possibili sviluppi futuri della ricerca conclusa. Da un lato vi è la necessità di approfondire l’analisi delle misure da mettere in atto nel bacino Lambro Seveso e Olona, valutarne se i costi per l’attuazione siano realmente sproporzionati e quindi supportare una richiesta di deroga o proroga. Dall’altro lato, la ricerca ha messo in evidenza una scarsa conoscenza sulla diffusione di servizi ambientali per le industrie sui quali occorrerebbe procedere con un’analisi maggiormente approfondita. Infine è stato ritenuto utile inserire alcuni allegati; il primo è finalizzato a definire lo scenario normativo a scala nazionale e regionale. Il secondo si focalizza invece sull’accesso ai dati ambientali e fornisce indicazioni dettagliate sui dati utilizzati per le elaborazioni del presente rapporto.
Indagine sull’uso delle risorse idriche nel settore industriale del territorio milanese
MASSARUTTO, ANTONIO;DE CARLI, ALESSANDRO;LODI, ALESSANDRO;PACCAGNAN, VANIA
2007
Abstract
Lo scopo della ricerca, sviluppata dall’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente (IEFE) nell’ambito dell’Osservatorio permanente Università Bocconi – Assolombarda, è stato quello di fornire una prima indagine sul ruolo economico svolto dalle risorse idriche per l’industria milanese ed in particolare per le associate di Assolombarda. Le attività in atto a livello europeo, volte all’implementazione della Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), hanno messo in evidenza la mancanza di studi sistematici sul rapporto che intercorre tra i processi produttivi e le risorse idriche. Gli studi disponibili si sono concentrati in prevalenza sull’importanza dell’acqua come input produttivo, volti all’individuazione delle industrie “idroesigenti” e alla valutazione dell’intensità dei prelievi. Negli ultimi anni, spinta dalla politica ambientale europea, l’attenzione si è rivolta anche agli impatti che le attività antropiche provocano sulla qualità della risorsa. L’attuazione della direttiva potrebbe comportare un forte impatto economico sulle attività industriali che utilizzano l’acqua come input produttivo. In primo luogo, la WFD recepisce i principi consolidati nella legislazione comunitaria in materia ambientale del “chi inquina paga” e del “full cost recovery”. In pratica, questi implicano che chi usa le risorse idriche, e nel caso di questo rapporto le industrie, si facciano carico di tutti i costi di depurazione connessi alle attività produttive stesse. In secondo luogo, l’obiettivo della norma è il raggiungimento del “buono stato ecologico” in tutti i corpi idrici entro il 2015, avendo come punto di riferimento la qualità del corpo idrico recettore. In altri termini, non sarà più sufficiente verificare che tutti gli scarichi idrici siano depurati a norma di legge, ma occorrerà valutare che la concentrazione di tali scarichi non impedisca il raggiungimento dello stato qualitativo buono. La norma prevede delle deroghe e proroghe per corpi idrici altamente modificati qualora i costi delle misure necessarie per perseguire questo obiettivo risultino sproporzionati. Il sistema del Lambro, Seveso e Olona rappresenta un caso di corpo idrico a rischio di non raggiungimento degli obiettivi della WFD. Dalla lettura del Piano di Tutela e Uso delle Acque redatto dalla Regione Lombardia prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 152/2006, si evince che tale bacino presenta uno stato ecologico “scadente”, non soddisfacendo pertanto ai requisiti di legge vigenti al momento della stesura e dell’approvazione del piano stesso (d.lgs. 152/99). Il rapporto si sofferma inizialmente sul contesto istituzionale, non con l’obiettivo di fare un mero elenco di atti e norme, ma per evidenziare gli aspetti innovativi della 2000/60/CE, per individuarne i gap con la normativa italiana e per evidenziare i punti ancora in fase di discussione a livello europeo (sostanze prioritarie e pericolose). La seconda parte del rapporto è dedicata alla caratterizzazione del bacino dei fiumi Lambro, Seveso e Olona, come previsto dall’art. 5 della Direttiva. La caratterizzazione è il punto di partenza per comprendere le criticità del bacino e individuare le potenziali misure da inserire nel Piano di bacino. La caratterizzazione riguarda sia dati ambientali che economici. In particolare sono state effettuate delle analisi sulle spese di gestione dei reflui e sul valore dell’acqua per le industrie milanesi. La terza parte del rapporto illustra gli impatti economici di alcune misure applicabili al settore industriale. In particolare l’analisi si è soffermata su azioni di tipo infrastrutturale, volte alla riduzione dei carichi inquinanti recapitati in corpo idrico, come i trattamenti innovativi di depurazione basati sulle membrane o come progetti integrati sia alla riduzione dei prelievi che degli scarichi (riuso). Il rapporto ha affrontato, inoltre, il discorso riguardante le tariffe del servizio idrico e le possibili dinamiche future. Infine si è fatto riferimento ad altre tipologie di misure non strutturali quali gli accordi volontari, citando, ad esempio, i contratti di fiume (Lambro, Olona e Seveso) già attivati o in fase di attivazione in Lombardia. La quarta ed ultima parte del rapporto propone delle ulteriori soluzioni a partire dalle esperienze estere, in particolare quelle basate sugli strumenti di mercato (Water Quality Trading) o su accordi volontari tra attori istituzionali e non: è il caso del Emschergenossenschaf, nella regione della Ruhr in Germania e dei Comités de Bassin in Francia. Infine l’ultimo capitolo è dedicato ai possibili sviluppi futuri della ricerca conclusa. Da un lato vi è la necessità di approfondire l’analisi delle misure da mettere in atto nel bacino Lambro Seveso e Olona, valutarne se i costi per l’attuazione siano realmente sproporzionati e quindi supportare una richiesta di deroga o proroga. Dall’altro lato, la ricerca ha messo in evidenza una scarsa conoscenza sulla diffusione di servizi ambientali per le industrie sui quali occorrerebbe procedere con un’analisi maggiormente approfondita. Infine è stato ritenuto utile inserire alcuni allegati; il primo è finalizzato a definire lo scenario normativo a scala nazionale e regionale. Il secondo si focalizza invece sull’accesso ai dati ambientali e fornisce indicazioni dettagliate sui dati utilizzati per le elaborazioni del presente rapporto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.