Lo scritto tratta della responsabilità per i reati commessi nell’esercizio dell’attività d’impresa, il tema dell’organizzazione infatti richiede una riflessione specifica sulla responsabilità penale in questo campo. Si opera una distinzione tra criminalità organizzata e criminalità nell’attività d’impresa, per concentrarsi su quest’ultima. La pluralità dei soggetti che l’organizzazione presenta rende opportuno affrontare in primis il tema delle posizioni di garanzia. Si sottolinea come ci si debba guardare da pericolose semplificazioni nell’accertamento della responsabilità e come il principio di personalità della responsabilità penale anche in questo campo debba essere temine di riferimento costante nell’attribuzione ad un soggetto della qualifica di reo. I reati d’impresa sono reati propri. Di fronte ai trasferimenti di funzioni imposti dalle esigenze pratiche dell’attività di impresa diviene di importanza fondamentale la corretta attribuzione del ruolo di garante, questione molto delicata che deve svolgersi nel rispetto degli artt. 25 e 27 Cost. Si affronta quindi il tema dell’amministratore di fatto, valorizzando da un lato la normativa civilistica di riferimento e dall’altro l’uso attento del concorso di persone nel reato. Ci si concentra poi sulla delega di funzioni. Se la giurisprudenza si sofferma soprattutto sui requisiti di validità della delega, è però la natura di questa nella prospettiva penalistica il vero problema secondo la dottrina più attenta. Si evidenzia che la creazione di posizioni di garanzia derivate altro non è che un modo di adempiere al precetto penale. Si discute di quali effetti la delega comporti e se permangano obblighi in capo al soggetto delegante. Da ultimo si affronta il problema dell’eventuale rilievo penalistico dell’obbligo di vigilanza che grava sugli amministratori di società in base all’art. 2392 c.c.
Impresa (responsabilità penali)
ALESSANDRI, ALBERTO
1992
Abstract
Lo scritto tratta della responsabilità per i reati commessi nell’esercizio dell’attività d’impresa, il tema dell’organizzazione infatti richiede una riflessione specifica sulla responsabilità penale in questo campo. Si opera una distinzione tra criminalità organizzata e criminalità nell’attività d’impresa, per concentrarsi su quest’ultima. La pluralità dei soggetti che l’organizzazione presenta rende opportuno affrontare in primis il tema delle posizioni di garanzia. Si sottolinea come ci si debba guardare da pericolose semplificazioni nell’accertamento della responsabilità e come il principio di personalità della responsabilità penale anche in questo campo debba essere temine di riferimento costante nell’attribuzione ad un soggetto della qualifica di reo. I reati d’impresa sono reati propri. Di fronte ai trasferimenti di funzioni imposti dalle esigenze pratiche dell’attività di impresa diviene di importanza fondamentale la corretta attribuzione del ruolo di garante, questione molto delicata che deve svolgersi nel rispetto degli artt. 25 e 27 Cost. Si affronta quindi il tema dell’amministratore di fatto, valorizzando da un lato la normativa civilistica di riferimento e dall’altro l’uso attento del concorso di persone nel reato. Ci si concentra poi sulla delega di funzioni. Se la giurisprudenza si sofferma soprattutto sui requisiti di validità della delega, è però la natura di questa nella prospettiva penalistica il vero problema secondo la dottrina più attenta. Si evidenzia che la creazione di posizioni di garanzia derivate altro non è che un modo di adempiere al precetto penale. Si discute di quali effetti la delega comporti e se permangano obblighi in capo al soggetto delegante. Da ultimo si affronta il problema dell’eventuale rilievo penalistico dell’obbligo di vigilanza che grava sugli amministratori di società in base all’art. 2392 c.c.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.