Lo scopo di questo lavoro è di analizzare le restrizioni alla pubblicità nel settore dei servizi professionali. I servizi professionali sono caratterizzati da considerevoli asimmetrie informative tra professionisti e consumatori. Ciò giustifica il fatto che questo settore sia regolamentato, per esempio attraverso i requisiti minimi di formazione e di qualità della prestazione. Garantita la protezione dei consumatori attraverso i precedenti strumenti di regolazione, non è però chiaro perché proibire ai professionisti di diffondere informazioni attraverso la pubblicità debba aumentare il benessere collettivo. In realtà, sia la teoria economica che l’evidenza empirica sostengono l’opinione opposta. Attraverso la pubblicità non ingannevole i consumatori potrebbero identificare i servizi e i professionisti che siano più consoni alle loro necessità, riducendo il tempo ed i costi di ricerca. A loro volta, i professionisti opererebbero in un mercato più competitivo e ciò porterebbe ad una riduzione dei prezzi. La pubblicità potrebbe anche aiutare i professionisti meno affermati a crearsi una clientela, favorendo l’entrata ed esercitando ulteriori pressioni competitive. Infine, non sembra esistere evidenza a supporto della tesi che la qualità dovrebbe diminuire a causa della pubblicità. Pertanto, la nostra conclusione è che non sussistono motivazioni economiche in base alle quali la pubblicità informativa (veritiera) debba essere proibita nel mercato dei servizi professionali.
Restrizioni alla pubblicità nelle libere professioni
Fumagalli, Chiara;Motta, Massimo
1999
Abstract
Lo scopo di questo lavoro è di analizzare le restrizioni alla pubblicità nel settore dei servizi professionali. I servizi professionali sono caratterizzati da considerevoli asimmetrie informative tra professionisti e consumatori. Ciò giustifica il fatto che questo settore sia regolamentato, per esempio attraverso i requisiti minimi di formazione e di qualità della prestazione. Garantita la protezione dei consumatori attraverso i precedenti strumenti di regolazione, non è però chiaro perché proibire ai professionisti di diffondere informazioni attraverso la pubblicità debba aumentare il benessere collettivo. In realtà, sia la teoria economica che l’evidenza empirica sostengono l’opinione opposta. Attraverso la pubblicità non ingannevole i consumatori potrebbero identificare i servizi e i professionisti che siano più consoni alle loro necessità, riducendo il tempo ed i costi di ricerca. A loro volta, i professionisti opererebbero in un mercato più competitivo e ciò porterebbe ad una riduzione dei prezzi. La pubblicità potrebbe anche aiutare i professionisti meno affermati a crearsi una clientela, favorendo l’entrata ed esercitando ulteriori pressioni competitive. Infine, non sembra esistere evidenza a supporto della tesi che la qualità dovrebbe diminuire a causa della pubblicità. Pertanto, la nostra conclusione è che non sussistono motivazioni economiche in base alle quali la pubblicità informativa (veritiera) debba essere proibita nel mercato dei servizi professionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.