Nel contesto internazionale, l’Italia presenta oggi un numero di posti letto ospedalieri ormai contenuto, difficilmente ulteriormente riducibile. All’interno di questa dotazione complessiva permane tuttavia una quota significativa di piccoli ospedali con pronto soccorso sotto i cento posti letto — circa 115 strutture, distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale, ma spesso caratterizzate da volumi di attività e livelli di competenza clinica inferiori agli standard minimi. Il processo di concentrazione dei volumi ospedalieri ha interessato prevalentemente il Nord e il Centro del Paese, dove si è consolidata una rete di grandi hub ospedalieri pubblici e privati accreditati (ASL, AO, AOU, IRCCS). Al contrario, molte aree del Mezzogiorno continuano a presentare un’eccessiva frammentazione territoriale, con una presenza limitata di strutture di grandi dimensioni in rapporto alla popolazione. Tale squilibrio contribuisce a spiegare la persistente mobilità dei pazienti dal Sud verso il Nord, che rimane elevata anche se in termini assoluti i ricoveri risultano in calo. Un ulteriore elemento critico riguarda la dotazione tecnologica: sebbene l’Italia disponga di un numero di apparecchiature diagnostiche consistente rispetto agli altri grandi Paesi europei, queste risultano spesso obsolete, mal distribuite e con livelli di produttività ridotti. Ne deriva una rete ospedaliera che, pur numericamente adeguata, sconta disomogeneità strutturali e tecnologiche che limitano la capacità complessiva di risposta ai bisogni assistenziali.
Gli ospedali di piccole dimensioni del SSN: mappatura, profilo e prospettive nella rete ospedaliera nazionale
Bobini, Michela;Furnari, Alessandro;Ricci, Alberto
2020
Abstract
Nel contesto internazionale, l’Italia presenta oggi un numero di posti letto ospedalieri ormai contenuto, difficilmente ulteriormente riducibile. All’interno di questa dotazione complessiva permane tuttavia una quota significativa di piccoli ospedali con pronto soccorso sotto i cento posti letto — circa 115 strutture, distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale, ma spesso caratterizzate da volumi di attività e livelli di competenza clinica inferiori agli standard minimi. Il processo di concentrazione dei volumi ospedalieri ha interessato prevalentemente il Nord e il Centro del Paese, dove si è consolidata una rete di grandi hub ospedalieri pubblici e privati accreditati (ASL, AO, AOU, IRCCS). Al contrario, molte aree del Mezzogiorno continuano a presentare un’eccessiva frammentazione territoriale, con una presenza limitata di strutture di grandi dimensioni in rapporto alla popolazione. Tale squilibrio contribuisce a spiegare la persistente mobilità dei pazienti dal Sud verso il Nord, che rimane elevata anche se in termini assoluti i ricoveri risultano in calo. Un ulteriore elemento critico riguarda la dotazione tecnologica: sebbene l’Italia disponga di un numero di apparecchiature diagnostiche consistente rispetto agli altri grandi Paesi europei, queste risultano spesso obsolete, mal distribuite e con livelli di produttività ridotti. Ne deriva una rete ospedaliera che, pur numericamente adeguata, sconta disomogeneità strutturali e tecnologiche che limitano la capacità complessiva di risposta ai bisogni assistenziali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


