Il contributo tratta del concetto di giustizia secondo le elaborazioni di Pietro Verri, Cesare Beccaria e Alessandro Manzoni, che risultano profondamente influenzate dal contesto storico e sociale di riferimento. Verri e Beccaria scrivono nella punta dell’Illuminismo e abbracciano l’idea della centralità della legislazione come metodo per assicurare l’ordine generale. Pietro Verri sviluppa l’idea del raggiungimento della libertà grazie alla certezza del diritto, che può essere raggiunta solo mediante la rigida separazione tra comando legislativo e la meccanica esecuzione giudiziale limitata al fatto. Per assicurare l’ordine la legislazione deve sempre essere codificata, a prescindere dalla forma di Stato o di Governo. L’importanza della codificazione legislativa è anche al centro del pensiero elaborato da Beccaria, il quale attribuisce al sovrano il monopolio nella produzione normativa senza margine di interpretazione o arbitrio da parte del giudice. La certezza del diritto va ricercata nei caratteri della legge, che deve essere ispirata ai principi di moralità naturale. Manzoni, invece, perviene all’esame della giustizia dopo l’involuzione rivoluzionaria, la dittatura, l’Impero, la Restaurazione, ed infatti, l’autore presenta il concetto di giustizia in una prospettiva morale. A causa del periodo storico in cui si trova, mostra un profondo scetticismo nella realizzazione della giustizia tramite il diritto tout court: ciò che rileva è soprattutto l’educazione dell’uomo. Ritiene che la fonte dell’ingiustizia risieda nelle coscienze individuali, cioè che sia una libera scelta dell’agente, a prescindere da una forma di coercizione fisica o morale. Con Manzoni assistiamo dunque ad una massimizzazione della responsabilità individuale ed a una visione della giustizia imperniata sulla centralità della coscienza e sulla scelta individuale.
Beccaria, Verri, Manzoni: l’evoluzione dell’idea di pena
Ferrari, Giuseppe Franco
2023
Abstract
Il contributo tratta del concetto di giustizia secondo le elaborazioni di Pietro Verri, Cesare Beccaria e Alessandro Manzoni, che risultano profondamente influenzate dal contesto storico e sociale di riferimento. Verri e Beccaria scrivono nella punta dell’Illuminismo e abbracciano l’idea della centralità della legislazione come metodo per assicurare l’ordine generale. Pietro Verri sviluppa l’idea del raggiungimento della libertà grazie alla certezza del diritto, che può essere raggiunta solo mediante la rigida separazione tra comando legislativo e la meccanica esecuzione giudiziale limitata al fatto. Per assicurare l’ordine la legislazione deve sempre essere codificata, a prescindere dalla forma di Stato o di Governo. L’importanza della codificazione legislativa è anche al centro del pensiero elaborato da Beccaria, il quale attribuisce al sovrano il monopolio nella produzione normativa senza margine di interpretazione o arbitrio da parte del giudice. La certezza del diritto va ricercata nei caratteri della legge, che deve essere ispirata ai principi di moralità naturale. Manzoni, invece, perviene all’esame della giustizia dopo l’involuzione rivoluzionaria, la dittatura, l’Impero, la Restaurazione, ed infatti, l’autore presenta il concetto di giustizia in una prospettiva morale. A causa del periodo storico in cui si trova, mostra un profondo scetticismo nella realizzazione della giustizia tramite il diritto tout court: ciò che rileva è soprattutto l’educazione dell’uomo. Ritiene che la fonte dell’ingiustizia risieda nelle coscienze individuali, cioè che sia una libera scelta dell’agente, a prescindere da una forma di coercizione fisica o morale. Con Manzoni assistiamo dunque ad una massimizzazione della responsabilità individuale ed a una visione della giustizia imperniata sulla centralità della coscienza e sulla scelta individuale.File | Dimensione | Formato | |
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