La Corte d’Appello di Milano (con la sentenza pubblicata in questa Rivista, ivi) ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di corruzione internazionale per la vicenda Saipem e confermato l’assoluzione emessa dal Tribunale di Milano per la vicenda ENI, relative al presunto pagamento di tangenti in cambio di commesse in Algeria. La sentenza pone in luce alcune criticità della fattispecie di cui all’art. 322 bis c.p., sia con riguardo agli standard probatori richiesti, sia con riguardo alla corretta individuazione delle condotte e dei soggetti punibili. Il commento, dopo una disamina delle questioni processuali e di merito che hanno condotto alla riforma della decisione di primo grado, si sofferma sui problemi di ordine processuale e sostanziale della fattispecie italiana di corruzione internazionale, sin dalla sua introduzione, i quali impongono oggi una sua completa rivisitazione. Inoltre, prendendo spunto da alcuni passaggi della motivazione, approfondisce il tema della configurabilità del concorso nella corruzione da parte dell’intermediario, e della punibilità dell’intermediario anche a norma del nuovo delitto di traffico di influenze illecite di cui all’art. 346 bis c.p., fornendo ad entrambi gli interrogativi risposta affermativa, ed avvertendo sugli effetti di tali conseguenze in materia di compliance, con riguardo alle attività di due diligence e auditing.
I limiti sostanziali e processuali del reato di corruzione internazionale. Note a margine della sentenza della Corte d’Appello di Milano sul caso ENI Saipem in Algeria
Scollo, Luigi
2020
Abstract
La Corte d’Appello di Milano (con la sentenza pubblicata in questa Rivista, ivi) ha assolto tutti gli imputati dall’accusa di corruzione internazionale per la vicenda Saipem e confermato l’assoluzione emessa dal Tribunale di Milano per la vicenda ENI, relative al presunto pagamento di tangenti in cambio di commesse in Algeria. La sentenza pone in luce alcune criticità della fattispecie di cui all’art. 322 bis c.p., sia con riguardo agli standard probatori richiesti, sia con riguardo alla corretta individuazione delle condotte e dei soggetti punibili. Il commento, dopo una disamina delle questioni processuali e di merito che hanno condotto alla riforma della decisione di primo grado, si sofferma sui problemi di ordine processuale e sostanziale della fattispecie italiana di corruzione internazionale, sin dalla sua introduzione, i quali impongono oggi una sua completa rivisitazione. Inoltre, prendendo spunto da alcuni passaggi della motivazione, approfondisce il tema della configurabilità del concorso nella corruzione da parte dell’intermediario, e della punibilità dell’intermediario anche a norma del nuovo delitto di traffico di influenze illecite di cui all’art. 346 bis c.p., fornendo ad entrambi gli interrogativi risposta affermativa, ed avvertendo sugli effetti di tali conseguenze in materia di compliance, con riguardo alle attività di due diligence e auditing.File | Dimensione | Formato | |
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