L’articolo affronta il tema del ruolo dei consiglieri indipendenti nelle valutazioni di bilancio, con un particolare focus sulle valutazioni a fini di impairment test (che costituiscono in genere le stime più complesse). Normalmente i consiglieri indipendenti non dispongono delle competenze tecniche di valutazione d’azienda e finiscono per prendere atto dei risultati presentati loro dagli esperti (interni o esterni) all’azienda incaricati della valutazione. Tuttavia la stima affidata all’esperto non è un salvacondotto per gli amministratori, in quanto il loro dovere di agire informati presuppone un vaglio critico della valutazione. L’articolo vuole rispondere all’interrogativo: come possono i consiglieri indipendenti esercitare questo vaglio critico in assenza di competenze specifiche? La soluzione consiste nella revisione dell’intero processo di valutazione distinguendolo in due fasi: la fase dei giudizi (ovvero delle scelte che definiscono come devono essere svolte le stime) e la fase delle stime vere e proprie (che interessa le assunzioni che l’esperto interno o interno è chiamato ad assumere). Ciascuna fase opportunamente articolata in steps logici successivi permette di giungere ad una sintesi rappresentata, nella fase dei giudizi, dalla procedura di impairment test e, nella fase delle stime, dai test di ragionevolezza dei risultati. L’articolo evidenzia come procedure che si limitano a riprodurre il dettato dei principi contabili (boilerplate) e test di ragionevolezza che si esauriscono in semplici analisi di sensitivity sono del tutto insufficienti a dar prova di un vaglio critico da parte degli amministratori indipendenti.

Le valutazioni di bilancio ed il ruolo dei consiglieri indipendenti

Bini, Mauro
2018

Abstract

L’articolo affronta il tema del ruolo dei consiglieri indipendenti nelle valutazioni di bilancio, con un particolare focus sulle valutazioni a fini di impairment test (che costituiscono in genere le stime più complesse). Normalmente i consiglieri indipendenti non dispongono delle competenze tecniche di valutazione d’azienda e finiscono per prendere atto dei risultati presentati loro dagli esperti (interni o esterni) all’azienda incaricati della valutazione. Tuttavia la stima affidata all’esperto non è un salvacondotto per gli amministratori, in quanto il loro dovere di agire informati presuppone un vaglio critico della valutazione. L’articolo vuole rispondere all’interrogativo: come possono i consiglieri indipendenti esercitare questo vaglio critico in assenza di competenze specifiche? La soluzione consiste nella revisione dell’intero processo di valutazione distinguendolo in due fasi: la fase dei giudizi (ovvero delle scelte che definiscono come devono essere svolte le stime) e la fase delle stime vere e proprie (che interessa le assunzioni che l’esperto interno o interno è chiamato ad assumere). Ciascuna fase opportunamente articolata in steps logici successivi permette di giungere ad una sintesi rappresentata, nella fase dei giudizi, dalla procedura di impairment test e, nella fase delle stime, dai test di ragionevolezza dei risultati. L’articolo evidenzia come procedure che si limitano a riprodurre il dettato dei principi contabili (boilerplate) e test di ragionevolezza che si esauriscono in semplici analisi di sensitivity sono del tutto insufficienti a dar prova di un vaglio critico da parte degli amministratori indipendenti.
2018
Bini, Mauro
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