Due sono i macro obiettivi di qualsiasi percorso di investimento sul capitale umano. Il primo attiene al successo formativo, cioè la piena valorizzazione del soggetto – saper essere, saper fare, sapersi relazionare – che si avvale anche di opportuni dispositivi pedagogici (orientamento, tutoraggio, laboratori didattici, alternanza scuola-lavoro, ecc.). Il secondo riguarda l’employability, fortemente ancorata alla capacità di apprendere e quindi alla possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro grazie al contributo di competenza espressa, riconosciuta e apprezzata dal sistema produttivo. Il tema dell’orientamento interviene ed è decisivo su entrambi i macro obiettivi. Rispetto al successo formativo gli alti tassi di abbandono sono una cartina di tornasole della necessità di un ampio impegno e di una migliore efficacia anche dell’orientamento stesso. In relazione al secondo meta obiettivo, l’employability, l’orientamento si inserisce direttamente nelle urgenze sollecitate dal mercato del lavoro che impongono la ricerca di: i) nuove e più efficaci modalità di matching domanda–offerta; ma non solo, anche di ii) una rinnovata disponibilità e professionalità – da parte dei soggetti formatori – nella presa in carico dei singoli attori (ed in particolare delle categorie più svantaggiate); iii) la strutturazione (e l’eventuale rafforzamento) di reti funzionanti e sinergiche tra attori; iv) il disegno di politiche del lavoro, anche sperimentali, che fondano tra loro politiche passive di sostegno e attive di supporto e riqualificazione più tailor made sulle esigenze dei territori e di gruppi di utenti. Il contributo specifico della presente sezione è dunque quello di leggere la tematica orientativa all’interno di un quadro coerente di nuove politiche attive del lavoro. In questa logica l’orientamento acquista il valore di azione di sistema trasversale, cui devono convergere attori di sistemi diversi legati da un obiettivo comune e da accordi relativi alle azioni di ciascuno favorendo la messa in rete di tutte le risorse disponibili, prefigurando una strategia di sviluppo finalizzata alla creazione di un sistema territoriale integrato. Un ruolo importante hanno anche le imprese – riaffermato attraverso il riordino della normativa relativa all’apprendistato che nella sua triplice articolazione – che possono offrire il loro contributo migliore nel ricreare una sintesi tra idee ed esperienza, tra pratica e astrazione. Questo ruolo riapre a un dialogo, a lungo messo in disparte, tra istruzione e formazione e mondo del lavoro e in questo dialogo si dispiega, con una forza vitale, un percorso e un processo di orientamento, di scoperta e valorizzazione della propria vocazione e la valorizzazione della stessa da parte del contesto sociale e produttivo.
Approfondimenti intorno al rapporto orientamento. Mercato del lavoro e orientamento. Il contributo delle politiche attive
BRAMANTI, ALBERTO
2012
Abstract
Due sono i macro obiettivi di qualsiasi percorso di investimento sul capitale umano. Il primo attiene al successo formativo, cioè la piena valorizzazione del soggetto – saper essere, saper fare, sapersi relazionare – che si avvale anche di opportuni dispositivi pedagogici (orientamento, tutoraggio, laboratori didattici, alternanza scuola-lavoro, ecc.). Il secondo riguarda l’employability, fortemente ancorata alla capacità di apprendere e quindi alla possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro grazie al contributo di competenza espressa, riconosciuta e apprezzata dal sistema produttivo. Il tema dell’orientamento interviene ed è decisivo su entrambi i macro obiettivi. Rispetto al successo formativo gli alti tassi di abbandono sono una cartina di tornasole della necessità di un ampio impegno e di una migliore efficacia anche dell’orientamento stesso. In relazione al secondo meta obiettivo, l’employability, l’orientamento si inserisce direttamente nelle urgenze sollecitate dal mercato del lavoro che impongono la ricerca di: i) nuove e più efficaci modalità di matching domanda–offerta; ma non solo, anche di ii) una rinnovata disponibilità e professionalità – da parte dei soggetti formatori – nella presa in carico dei singoli attori (ed in particolare delle categorie più svantaggiate); iii) la strutturazione (e l’eventuale rafforzamento) di reti funzionanti e sinergiche tra attori; iv) il disegno di politiche del lavoro, anche sperimentali, che fondano tra loro politiche passive di sostegno e attive di supporto e riqualificazione più tailor made sulle esigenze dei territori e di gruppi di utenti. Il contributo specifico della presente sezione è dunque quello di leggere la tematica orientativa all’interno di un quadro coerente di nuove politiche attive del lavoro. In questa logica l’orientamento acquista il valore di azione di sistema trasversale, cui devono convergere attori di sistemi diversi legati da un obiettivo comune e da accordi relativi alle azioni di ciascuno favorendo la messa in rete di tutte le risorse disponibili, prefigurando una strategia di sviluppo finalizzata alla creazione di un sistema territoriale integrato. Un ruolo importante hanno anche le imprese – riaffermato attraverso il riordino della normativa relativa all’apprendistato che nella sua triplice articolazione – che possono offrire il loro contributo migliore nel ricreare una sintesi tra idee ed esperienza, tra pratica e astrazione. Questo ruolo riapre a un dialogo, a lungo messo in disparte, tra istruzione e formazione e mondo del lavoro e in questo dialogo si dispiega, con una forza vitale, un percorso e un processo di orientamento, di scoperta e valorizzazione della propria vocazione e la valorizzazione della stessa da parte del contesto sociale e produttivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.