Questo lavoro di ricerca esamina, con approccio critico, il dato sia normativo sia giurisprudenziale concernente la disciplina della programmazione dei lavori pubblici nella dimensione dell’Ente locale. In particolare, dopo aver affrontato gli aspetti definitori della c.d. attività di programmazione riportandoli al generale principio della trasparenza, l’indagine si focalizza sull’analisi, in chiave diacronica, delle normative che hanno disciplinato la programmazione triennale dei lavori pubblici, nell’ottica di farne emergere la linea evolutiva ed individuarne la ratio e gli obiettivi. A tal riguardo, si sottolinea che le evoluzioni normative possono essere ricondotte alla generale tendenza alla progressiva «dequotazione del potere pubblico» a favore di un maggiore ruolo dei privati. Tale trend è parso accompagnare il progressivo superamento dell’approccio autoritativo, tipico invece della fase dirigistica dell’attività economica e, peraltro, sembra altresì pienamente coerente con l’azione o meglio con la policy dell’Unione europea. L’indagine si è poi soffermata sulla spinosa questione del riparto di competenze in materia di lavori pubblici e, dopo avere ricostruito il vivace dibattito dottrinale e ripreso la lettura del problema dalla lente della Corte costituzionale, ne ha affrontato gli aspetti più controversi. Lo studio si è poi soffermato, sempre con taglio critico, sui principali aspetti della normativa e della relativa giurisprudenza. Nello specifico, si sono studiate: le questioni attinenti l’applicazione dell’art. 128 del Codice dei contratti pubblici, con riferimento alle problematiche inerenti sia l’ambito oggettivo sia il profilo soggettivo; i passaggi squisitamente procedimentali, ossia le distinte fasi che trovano i loro momenti apicali nella progettazione preliminare, nella redazione e approvazione del programma triennale (con i relativi aggiornamenti) e, infine, nella declinazione dell’elenco annuale delle opere pubbliche da realizzare. Da questa prospettiva, particolare attenzione è stata riservata ai c.d. studi di fattibilità e alla relativa giurisprudenza. L’ultima parte della ricerca è dedicata al programma triennale e al suo principale momento attuativo, cioè l’elenco annuale dei lavori, studiato in stretta connessione con il bilancio preventivo dell’amministrazione aggiudicatrice, giacché emerge chiara la volontà legislativa di raccordare i diversi momenti programmatori e, soprattutto, di esaltare la valorizzazione di quelli economico-finanziari. Per quanto invece riguarda l’atto programmatorio triennale, la ricerca ha indagato i problemi inerenti la sua natura giuridica, nonché le questioni legate alla tempistica, e ha altresì esaminato il contenuto tipico, fissato dal dato normativo, leggendolo però alla luce delle decisioni giurisprudenziali in materia. In tale sede si è cercato di evidenziare la logica sottesa alla regolazione della programmazione, tesa, da un lato, a porre fine al degrado e ad assicurare la costante azione di manutenzione, così da evitare l’abbandono di lavori iniziati, che resterebbero incompiuti, e, dall’altro lato, orientata a favorire l’apertura del sistema di programmazione e consentire l’immissione di capitali privati nell’attività pubblica; anzi, in linea più in generale, risulta evidente il favore del legislatore verso l’imprenditorialità dei privati, posta a servizio delle aspettative sociali nel settore delle infrastrutture. Il commento critico dell’art. 128 si inserisce nel tomo secondo del Commentario del Codice dei contratti pubblici, curato da Giuseppe Morbidelli e da Giuseppe F. Ferrari e articolato in più volumi. All’opera hanno partecipato numerosi e conosciuti studiosi pubblicisti, amministrativisti ed anche di altri ambiti disciplinari (v. indice allegato alla scheda).

Programmazione dei lavori pubblici

VEDASCHI, ARIANNA
2013

Abstract

Questo lavoro di ricerca esamina, con approccio critico, il dato sia normativo sia giurisprudenziale concernente la disciplina della programmazione dei lavori pubblici nella dimensione dell’Ente locale. In particolare, dopo aver affrontato gli aspetti definitori della c.d. attività di programmazione riportandoli al generale principio della trasparenza, l’indagine si focalizza sull’analisi, in chiave diacronica, delle normative che hanno disciplinato la programmazione triennale dei lavori pubblici, nell’ottica di farne emergere la linea evolutiva ed individuarne la ratio e gli obiettivi. A tal riguardo, si sottolinea che le evoluzioni normative possono essere ricondotte alla generale tendenza alla progressiva «dequotazione del potere pubblico» a favore di un maggiore ruolo dei privati. Tale trend è parso accompagnare il progressivo superamento dell’approccio autoritativo, tipico invece della fase dirigistica dell’attività economica e, peraltro, sembra altresì pienamente coerente con l’azione o meglio con la policy dell’Unione europea. L’indagine si è poi soffermata sulla spinosa questione del riparto di competenze in materia di lavori pubblici e, dopo avere ricostruito il vivace dibattito dottrinale e ripreso la lettura del problema dalla lente della Corte costituzionale, ne ha affrontato gli aspetti più controversi. Lo studio si è poi soffermato, sempre con taglio critico, sui principali aspetti della normativa e della relativa giurisprudenza. Nello specifico, si sono studiate: le questioni attinenti l’applicazione dell’art. 128 del Codice dei contratti pubblici, con riferimento alle problematiche inerenti sia l’ambito oggettivo sia il profilo soggettivo; i passaggi squisitamente procedimentali, ossia le distinte fasi che trovano i loro momenti apicali nella progettazione preliminare, nella redazione e approvazione del programma triennale (con i relativi aggiornamenti) e, infine, nella declinazione dell’elenco annuale delle opere pubbliche da realizzare. Da questa prospettiva, particolare attenzione è stata riservata ai c.d. studi di fattibilità e alla relativa giurisprudenza. L’ultima parte della ricerca è dedicata al programma triennale e al suo principale momento attuativo, cioè l’elenco annuale dei lavori, studiato in stretta connessione con il bilancio preventivo dell’amministrazione aggiudicatrice, giacché emerge chiara la volontà legislativa di raccordare i diversi momenti programmatori e, soprattutto, di esaltare la valorizzazione di quelli economico-finanziari. Per quanto invece riguarda l’atto programmatorio triennale, la ricerca ha indagato i problemi inerenti la sua natura giuridica, nonché le questioni legate alla tempistica, e ha altresì esaminato il contenuto tipico, fissato dal dato normativo, leggendolo però alla luce delle decisioni giurisprudenziali in materia. In tale sede si è cercato di evidenziare la logica sottesa alla regolazione della programmazione, tesa, da un lato, a porre fine al degrado e ad assicurare la costante azione di manutenzione, così da evitare l’abbandono di lavori iniziati, che resterebbero incompiuti, e, dall’altro lato, orientata a favorire l’apertura del sistema di programmazione e consentire l’immissione di capitali privati nell’attività pubblica; anzi, in linea più in generale, risulta evidente il favore del legislatore verso l’imprenditorialità dei privati, posta a servizio delle aspettative sociali nel settore delle infrastrutture. Il commento critico dell’art. 128 si inserisce nel tomo secondo del Commentario del Codice dei contratti pubblici, curato da Giuseppe Morbidelli e da Giuseppe F. Ferrari e articolato in più volumi. All’opera hanno partecipato numerosi e conosciuti studiosi pubblicisti, amministrativisti ed anche di altri ambiti disciplinari (v. indice allegato alla scheda).
2013
9788823835276
G. Morbidelli, G.F. Ferrari
Commentario al Codice dei contratti pubblici
Vedaschi, Arianna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11565/3771299
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