Le imprese italiane e i policy makers ai diversi livelli oggi si chiedono come sia possibile innescare un miglioramento della competitività del paese. In particolare, la domanda che ci si pone è su quali forze può contare l’Italia per rilanciare lo sviluppo. Per dare una risposta a questo importante interrogativo occorre innanzitutto analizzare e capire quali siano le imprese che in questo momento – e negli ultimi cinque anni – stanno contribuendo più delle altre a generare ricchezza, occupazione e crescita; e, in secondo luogo, quali siano le caratteristiche dei territori in cui le imprese stesse sono inserite che offrono risorse e un contesto più o meno facilitante per l’attività d’impresa. Questo è il tema centrale dell’articolo di Dubini e Saviozzi, basato su una interessante ricerca condotta dall’Osservatorio Attrattività di Fondazione Italiana Accenture e Bocconi. Se si pensa alle imprese, sostengono gli autori, in linea di principio gli attori di tutte le dimensioni e di ogni settore sono rilevanti nella misura in cui agiscono da catalizzatori di risorse esistenti e sono in grado di valorizzare i punti di forza del territorio in cui sono inseriti. Ma il tema va affrontato, perché ogni riflessione sul futuro del paese e sulle politiche da intraprendere per accelerarne la ripresa inevitabilmente si basa su considerazioni in merito a priorità di intervento da un lato e presenza di categorie di attori che più di altri sono in grado di risolverle. Se guardiamo ai territori, fa sorridere l’idea che in un’epoca di globalizzazione abbia ancora senso porsi la domanda di quale sia la relazione che lega o che dovrebbe legare imprese e territori; tuttavia, le nostre imprese di maggiore successo devono spesso il loro risultato anche alla presenza di un tessuto imprenditoriale articolato, vivace e competente. In termini di politica settoriale e territoriale, non si può fare a meno di pensare alle risorse che, in passato, sono state sprecate in politiche velleitarie di sviluppo o poco attente alle competenze disponibili sul territorio. Al tempo stesso, non è pensabile immaginare che il miglioramento delle performance di paese coinvolga solo un numero molto ridotto di territori. Appare quindi opportuno affrontare il tema della competitività del paese come risultato di uno sforzo progettuale che coinvolga da un lato le imprese più competitive e dall’altro i territori con potenziale inespresso o poco conosciuto.

Imprese più competitive se il territtorio è attrattivo

DUBINI, PAOLA;SAVIOZZI, FRANCESCO
2006

Abstract

Le imprese italiane e i policy makers ai diversi livelli oggi si chiedono come sia possibile innescare un miglioramento della competitività del paese. In particolare, la domanda che ci si pone è su quali forze può contare l’Italia per rilanciare lo sviluppo. Per dare una risposta a questo importante interrogativo occorre innanzitutto analizzare e capire quali siano le imprese che in questo momento – e negli ultimi cinque anni – stanno contribuendo più delle altre a generare ricchezza, occupazione e crescita; e, in secondo luogo, quali siano le caratteristiche dei territori in cui le imprese stesse sono inserite che offrono risorse e un contesto più o meno facilitante per l’attività d’impresa. Questo è il tema centrale dell’articolo di Dubini e Saviozzi, basato su una interessante ricerca condotta dall’Osservatorio Attrattività di Fondazione Italiana Accenture e Bocconi. Se si pensa alle imprese, sostengono gli autori, in linea di principio gli attori di tutte le dimensioni e di ogni settore sono rilevanti nella misura in cui agiscono da catalizzatori di risorse esistenti e sono in grado di valorizzare i punti di forza del territorio in cui sono inseriti. Ma il tema va affrontato, perché ogni riflessione sul futuro del paese e sulle politiche da intraprendere per accelerarne la ripresa inevitabilmente si basa su considerazioni in merito a priorità di intervento da un lato e presenza di categorie di attori che più di altri sono in grado di risolverle. Se guardiamo ai territori, fa sorridere l’idea che in un’epoca di globalizzazione abbia ancora senso porsi la domanda di quale sia la relazione che lega o che dovrebbe legare imprese e territori; tuttavia, le nostre imprese di maggiore successo devono spesso il loro risultato anche alla presenza di un tessuto imprenditoriale articolato, vivace e competente. In termini di politica settoriale e territoriale, non si può fare a meno di pensare alle risorse che, in passato, sono state sprecate in politiche velleitarie di sviluppo o poco attente alle competenze disponibili sul territorio. Al tempo stesso, non è pensabile immaginare che il miglioramento delle performance di paese coinvolga solo un numero molto ridotto di territori. Appare quindi opportuno affrontare il tema della competitività del paese come risultato di uno sforzo progettuale che coinvolga da un lato le imprese più competitive e dall’altro i territori con potenziale inespresso o poco conosciuto.
2006
Dubini, Paola; Saviozzi, Francesco
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