Il 13 settembre 2010 si è tenuta ad Oslo una conferenza congiunta del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), dal titolo “The Challenges of Growth, Employment and Social Cohesion”. Merita attenzione il documento preparatorio dei lavori, a firma congiunta IMF ed ILO. Lo scritto è strutturato in due capitoli: il primo, sui costi umani della recessione, a cura dell’IMF; il secondo, dell’ILO, sulle basi per una crescita bilanciata e sostenibile. Congiuntamente, l’analisi dell’attuale crisi e le concrete prescrizioni di policy contenute nel documento segnano una svolta importante da parte del Fondo. Data la gravità del momento, per molti economisti un cambio di sensibilità interpretativa da parte dei principali attori di politica economica era semplicemente inevitabile. Eppure, come scrive Paul Krugman sul New York Times del 14 settembre 2010, “vista la maniera in cui così tante istituzioni internazionali sono state catturate dalla follia delle opinioni convenzionali, il nuovo documento dell’IMF, ragionevole sebbene troppo cauto, è certamente una gradita sorpresa”. Provo qui a riassumere, schematicamente e senza pretesa di esaustività, alcuni passaggi del documento.
La crisi è da domanda, il Fondo Monetario Internazionale ci ripensa
DEVILLANOVA, CARLO
2010
Abstract
Il 13 settembre 2010 si è tenuta ad Oslo una conferenza congiunta del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), dal titolo “The Challenges of Growth, Employment and Social Cohesion”. Merita attenzione il documento preparatorio dei lavori, a firma congiunta IMF ed ILO. Lo scritto è strutturato in due capitoli: il primo, sui costi umani della recessione, a cura dell’IMF; il secondo, dell’ILO, sulle basi per una crescita bilanciata e sostenibile. Congiuntamente, l’analisi dell’attuale crisi e le concrete prescrizioni di policy contenute nel documento segnano una svolta importante da parte del Fondo. Data la gravità del momento, per molti economisti un cambio di sensibilità interpretativa da parte dei principali attori di politica economica era semplicemente inevitabile. Eppure, come scrive Paul Krugman sul New York Times del 14 settembre 2010, “vista la maniera in cui così tante istituzioni internazionali sono state catturate dalla follia delle opinioni convenzionali, il nuovo documento dell’IMF, ragionevole sebbene troppo cauto, è certamente una gradita sorpresa”. Provo qui a riassumere, schematicamente e senza pretesa di esaustività, alcuni passaggi del documento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.