Che cosa voglia dire “internazionalizzazione” in riferimento a realtà aziendali con meno di 10 addetti è tutto da scoprire ed è proprio intorno a questi concetti che si snoda il percorso di riflessione sviluppato in questo volume. Da un lato, infatti, la scelta per l’impresa minore di operare (anche) all’estero apre opportunità di crescita e di ri-posizio-namento competitivo, dall’altro comporta sempre dei rischi, riconducibili a quella che è stata definita la liability of foreignness, cioè i costi e i rischi legati ad operare in un contesto ignoto (mancanza di esperienza) e distante (geograficamente, culturalmente, linguisticamente, ecc.). Giunto alla conclusione della riflessione qui proposta il lettore dovrà convenire sul fatto che internazionalizzazione significa molto di più che di semplici “quote residuali” di export rispetto a fatturati modesti. Per l’impresa minore, così come per l’impresa artigiana: i) affacciarsi sui mercati internazionali (I stadio); ii) differenziare e rafforzare la propria presenza su di essi (II stadio); o iii) identificare occasioni di interazione più coinvolgenti con partner esteri nelle fasi ideative, produttive o distributive (III stadio); sono punti di arrivo di un processo che sempre coinvolge l’intera impresa. Tale percorso esige focalizzazione sul proprio prodotto, ripensamento delle strategie, strutturazione dell’organizzazione (tutte fasi che vanno calibrate sulla dimensione minima), da cui frequentemente discende un migliore posizionamento anche sul mercato interno (quello tradizionale, o geograficamente più prossimo) e una maggiore capacità di cogliere i fattori di competitività e gli elementi distintivi della propria impresa.
Internazionalizzazione: «per molte ma non per tutte»
BRAMANTI, ALBERTO
2010
Abstract
Che cosa voglia dire “internazionalizzazione” in riferimento a realtà aziendali con meno di 10 addetti è tutto da scoprire ed è proprio intorno a questi concetti che si snoda il percorso di riflessione sviluppato in questo volume. Da un lato, infatti, la scelta per l’impresa minore di operare (anche) all’estero apre opportunità di crescita e di ri-posizio-namento competitivo, dall’altro comporta sempre dei rischi, riconducibili a quella che è stata definita la liability of foreignness, cioè i costi e i rischi legati ad operare in un contesto ignoto (mancanza di esperienza) e distante (geograficamente, culturalmente, linguisticamente, ecc.). Giunto alla conclusione della riflessione qui proposta il lettore dovrà convenire sul fatto che internazionalizzazione significa molto di più che di semplici “quote residuali” di export rispetto a fatturati modesti. Per l’impresa minore, così come per l’impresa artigiana: i) affacciarsi sui mercati internazionali (I stadio); ii) differenziare e rafforzare la propria presenza su di essi (II stadio); o iii) identificare occasioni di interazione più coinvolgenti con partner esteri nelle fasi ideative, produttive o distributive (III stadio); sono punti di arrivo di un processo che sempre coinvolge l’intera impresa. Tale percorso esige focalizzazione sul proprio prodotto, ripensamento delle strategie, strutturazione dell’organizzazione (tutte fasi che vanno calibrate sulla dimensione minima), da cui frequentemente discende un migliore posizionamento anche sul mercato interno (quello tradizionale, o geograficamente più prossimo) e una maggiore capacità di cogliere i fattori di competitività e gli elementi distintivi della propria impresa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.