Negli ultimi anni si sono ripetuti con preoccupante frequenza fenomeni di crisi idrica stagionale che hanno messo duramente alla prova il sistema di gestione dell’acqua nel nostro Paese. Se questa situazione è abbastanza tipica e normale al Sud, essa ha rappresentato una relativa novità al Nord, dove l’acqua è solitamente abbondante e disponibile a basso costo; fattore che ha favorito l’instaurarsi di un modello di sviluppo intensivo nell’uso di acqua, abbondantemente utilizzata per l’irrigazione, la produzione idroelettrica, l’industria. La disponibilità idrica naturale è notoriamente una variabile stocastica, che dipende dall’entità delle precipitazioni e dalle modalità con cui l’acqua scorre verso il mare, incontrando elementi che trattengono o rallentano il deflusso, accumulandolo in falde sotterranee, laghi, ghiacciai. Questo dato strutturale, oltre che alle oscillazioni cicliche stagionali, è soggetto a tendenze di lungo periodo, (es. scioglimento dei ghiacciai dovuto ai cambiamenti climatici). A sua volta, la dotazione naturale di per sé servirebbe a poco, se non vi fosse un sistema di infrastrutture che, da un lato, contribuiscono a modulare i deflussi (es. invasi artificiali), dall’altro permettono di captare l’acqua e renderla disponibile dove serve. E’ la risultante tra disponibilità naturale e dotazione infrastrutturale a definire concretamente, in ogni momento, quanta acqua può essere utilizzata e dove (de Carli et al., 2003). Questa ovvia constatazione non è tuttavia sufficiente per interpretare le cause di una situazione di stress: quest’ultima è in buona sostanza dovuta a uno squilibrio tra domanda e offerta, e così come la seconda può variare stocasticamente, anche la prima presenta delle determinanti sia strutturali (es. crescita urbana, apertura o chiusura di imprese, indirizzi di politica agricola) che temporanee (es. domanda di irrigazione di soccorso per compensare il ridotto apporto alle piante delle precipitazioni naturali). Un evento di questa natura si è verificato nel bacino del Po nel luglio 2003. In tale emergenza, in attuazione della normativa vigente, l’Autorità di bacino ha concordato con i gestori degli invasi idroelettrici di compensare con maggiori rilasci l’insorgere di criticità per gli usi a valle, soprattutto irrigui e termoelettrici. Lo studio qui presentato ha l’obiettivo di valutare da un punto di vista economico i costi che la siccità ha causato, nonché l’opportunità delle azioni intraprese, sia rispetto a un ipotetico “non fare nulla”, sia rispetto a strategie di intervento alternative. Viene dapprima presentata una metodologia generale per valutare l’impatto economico della siccità, a partire dal concetto di costo di scarsità, introdotto dalla Dir. 2000/60 (par. 2). Viene successivamente effettuata un’analisi descrittiva dell’economia idrica del bacino del Po (par. 3). Il par. 4 è dedicato alla valutazione dell’impatto dell’evento 2003, sia con l’analisi ex post di quanto effettivamente accaduto, sia attraverso alcuni scenari che simulano possibili situazioni e soluzioni alternative.

I costi della siccità: il caso del Po

MASSARUTTO, ANTONIO;DE CARLI, ALESSANDRO
2009

Abstract

Negli ultimi anni si sono ripetuti con preoccupante frequenza fenomeni di crisi idrica stagionale che hanno messo duramente alla prova il sistema di gestione dell’acqua nel nostro Paese. Se questa situazione è abbastanza tipica e normale al Sud, essa ha rappresentato una relativa novità al Nord, dove l’acqua è solitamente abbondante e disponibile a basso costo; fattore che ha favorito l’instaurarsi di un modello di sviluppo intensivo nell’uso di acqua, abbondantemente utilizzata per l’irrigazione, la produzione idroelettrica, l’industria. La disponibilità idrica naturale è notoriamente una variabile stocastica, che dipende dall’entità delle precipitazioni e dalle modalità con cui l’acqua scorre verso il mare, incontrando elementi che trattengono o rallentano il deflusso, accumulandolo in falde sotterranee, laghi, ghiacciai. Questo dato strutturale, oltre che alle oscillazioni cicliche stagionali, è soggetto a tendenze di lungo periodo, (es. scioglimento dei ghiacciai dovuto ai cambiamenti climatici). A sua volta, la dotazione naturale di per sé servirebbe a poco, se non vi fosse un sistema di infrastrutture che, da un lato, contribuiscono a modulare i deflussi (es. invasi artificiali), dall’altro permettono di captare l’acqua e renderla disponibile dove serve. E’ la risultante tra disponibilità naturale e dotazione infrastrutturale a definire concretamente, in ogni momento, quanta acqua può essere utilizzata e dove (de Carli et al., 2003). Questa ovvia constatazione non è tuttavia sufficiente per interpretare le cause di una situazione di stress: quest’ultima è in buona sostanza dovuta a uno squilibrio tra domanda e offerta, e così come la seconda può variare stocasticamente, anche la prima presenta delle determinanti sia strutturali (es. crescita urbana, apertura o chiusura di imprese, indirizzi di politica agricola) che temporanee (es. domanda di irrigazione di soccorso per compensare il ridotto apporto alle piante delle precipitazioni naturali). Un evento di questa natura si è verificato nel bacino del Po nel luglio 2003. In tale emergenza, in attuazione della normativa vigente, l’Autorità di bacino ha concordato con i gestori degli invasi idroelettrici di compensare con maggiori rilasci l’insorgere di criticità per gli usi a valle, soprattutto irrigui e termoelettrici. Lo studio qui presentato ha l’obiettivo di valutare da un punto di vista economico i costi che la siccità ha causato, nonché l’opportunità delle azioni intraprese, sia rispetto a un ipotetico “non fare nulla”, sia rispetto a strategie di intervento alternative. Viene dapprima presentata una metodologia generale per valutare l’impatto economico della siccità, a partire dal concetto di costo di scarsità, introdotto dalla Dir. 2000/60 (par. 2). Viene successivamente effettuata un’analisi descrittiva dell’economia idrica del bacino del Po (par. 3). Il par. 4 è dedicato alla valutazione dell’impatto dell’evento 2003, sia con l’analisi ex post di quanto effettivamente accaduto, sia attraverso alcuni scenari che simulano possibili situazioni e soluzioni alternative.
2009
Massarutto, Antonio; DE CARLI, Alessandro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11565/3716501
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