In un paese dai molti dualismi come l’Italia, il problema della redistribuzione delle risorse pubbliche tra le diverse aree territoriali occupa un posto centrale nel dibattito politico ed economico. Il sistema dei trasferimenti interregionali gestito dal bilancio pubblico ha lo scopo di ridurre le disparità fiscali (in senso orizzontale) tra le varie giurisdizioni territoriali dovute alle loro diverse capacità di produrre gettito e/o ai loro diversi bisogni di spesa pubblica. Il problema di come disegnare un sistema di relazioni finanziarie che persegua obiettivi di equalizzazione territoriale preservando al contempo adeguati incentivi per i responsabili locali delle politiche pubbliche per un utilizzo efficiente delle risorse pubbliche e per un adeguato sforzo fiscale sul territorio è questione che coinvolge tanto gli Stati unitari quanto quelli a struttura istituzionale decentrata. Tuttavia, mentre nei primi la redistribuzione interregionale si realizza mediante trasferimenti impliciti attivati da programmi di intervento pubblico di prelievo o di spesa che hanno come unità di riferimento individui, famiglie, o imprese (e che redistribuiscono il reddito sulla base di caratteristiche ritenute rilevanti quali il reddito, l'età, lo stato di salute, il settore di attività, ecc.), negli Stati federali o fortemente decentrati la riallocazione delle risorse pubbliche tra territori passa anche attraverso programmi esplicitamente designati a tale scopo come sono gli schemi di perequazione regionale o locale, o i programmi di investimento pubblico a sostegno delle aree sottoutilizzate . La legge delega sul federalismo fiscale interviene sui meccanismi di equalizzazione fiscale delle Regioni e degli Enti locali essenzialmente con la finalità di fondare su basi più razionali o obiettive (quelle che dovrebbero derivare, nei loro principi fondamentali, dall’art. 119 della Costituzione) il sistema dei trasferimenti perequativi esistente nel nostro paese. Si tratta di un obiettivo ambizioso, inseguito senza successo per le Regioni con la riforma del decreto legislativo n. 56/2000 e per i Comuni con i ripetuti tentativi di riordino del sistema dei trasferimenti statali a loro favore succedutisi negli ultimi vent’anni (in particolare il d.l. n. 504/ 1992). Si tratta al contempo di una riforma che va costruita a partire dall’esistente: nella sanità le Regioni ricevono parte dei finanziamenti (quelli corrispondente all’ex-Fondo sanitario nazionale) sulla base di quote capitarie pesate che configurano in qualche misura per quel settore un sistema perequativo sui fabbisogni, mentre per i Comuni il progressivo svuotamento della riforma del sistema dei trasferimenti erariali del 1992 ha portato ad una ripartizione delle risorse tra Enti segnata da forti sperequazioni. Questo lavoro illustra innanzitutto i principi direttivi della riforma dei meccanismi perequativi di Regioni ed Enti locali previsti dalla legge delega (par. 2). Nel tentativo di colmare in qualche misura la mancanza di valutazioni quantitative ufficiali a corredo della riforma, viene poi presentata una serie di simulazioni sui possibili effetti redistributivi tra Regioni e tra Comuni dei nuovi sistemi di perequazione (par. 3). Anche in ragione della loro indeterminatezza, la riforma dei meccanismi perequativi presenta alcuni profili critici che sono discussi nel par. 4. Il par. 5 è infine dedicato ad un approfondimento sul tema della perequazione delle spese infrastrutturali promosse sia dallo Stato che dagli Enti decentrati.
La perequazione delle Regioni e degli Enti locali
ARACHI, GIAMPAOLO;ZANARDI, ALBERTO
2009
Abstract
In un paese dai molti dualismi come l’Italia, il problema della redistribuzione delle risorse pubbliche tra le diverse aree territoriali occupa un posto centrale nel dibattito politico ed economico. Il sistema dei trasferimenti interregionali gestito dal bilancio pubblico ha lo scopo di ridurre le disparità fiscali (in senso orizzontale) tra le varie giurisdizioni territoriali dovute alle loro diverse capacità di produrre gettito e/o ai loro diversi bisogni di spesa pubblica. Il problema di come disegnare un sistema di relazioni finanziarie che persegua obiettivi di equalizzazione territoriale preservando al contempo adeguati incentivi per i responsabili locali delle politiche pubbliche per un utilizzo efficiente delle risorse pubbliche e per un adeguato sforzo fiscale sul territorio è questione che coinvolge tanto gli Stati unitari quanto quelli a struttura istituzionale decentrata. Tuttavia, mentre nei primi la redistribuzione interregionale si realizza mediante trasferimenti impliciti attivati da programmi di intervento pubblico di prelievo o di spesa che hanno come unità di riferimento individui, famiglie, o imprese (e che redistribuiscono il reddito sulla base di caratteristiche ritenute rilevanti quali il reddito, l'età, lo stato di salute, il settore di attività, ecc.), negli Stati federali o fortemente decentrati la riallocazione delle risorse pubbliche tra territori passa anche attraverso programmi esplicitamente designati a tale scopo come sono gli schemi di perequazione regionale o locale, o i programmi di investimento pubblico a sostegno delle aree sottoutilizzate . La legge delega sul federalismo fiscale interviene sui meccanismi di equalizzazione fiscale delle Regioni e degli Enti locali essenzialmente con la finalità di fondare su basi più razionali o obiettive (quelle che dovrebbero derivare, nei loro principi fondamentali, dall’art. 119 della Costituzione) il sistema dei trasferimenti perequativi esistente nel nostro paese. Si tratta di un obiettivo ambizioso, inseguito senza successo per le Regioni con la riforma del decreto legislativo n. 56/2000 e per i Comuni con i ripetuti tentativi di riordino del sistema dei trasferimenti statali a loro favore succedutisi negli ultimi vent’anni (in particolare il d.l. n. 504/ 1992). Si tratta al contempo di una riforma che va costruita a partire dall’esistente: nella sanità le Regioni ricevono parte dei finanziamenti (quelli corrispondente all’ex-Fondo sanitario nazionale) sulla base di quote capitarie pesate che configurano in qualche misura per quel settore un sistema perequativo sui fabbisogni, mentre per i Comuni il progressivo svuotamento della riforma del sistema dei trasferimenti erariali del 1992 ha portato ad una ripartizione delle risorse tra Enti segnata da forti sperequazioni. Questo lavoro illustra innanzitutto i principi direttivi della riforma dei meccanismi perequativi di Regioni ed Enti locali previsti dalla legge delega (par. 2). Nel tentativo di colmare in qualche misura la mancanza di valutazioni quantitative ufficiali a corredo della riforma, viene poi presentata una serie di simulazioni sui possibili effetti redistributivi tra Regioni e tra Comuni dei nuovi sistemi di perequazione (par. 3). Anche in ragione della loro indeterminatezza, la riforma dei meccanismi perequativi presenta alcuni profili critici che sono discussi nel par. 4. Il par. 5 è infine dedicato ad un approfondimento sul tema della perequazione delle spese infrastrutturali promosse sia dallo Stato che dagli Enti decentrati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.