Il portafoglio contratti di pertinenza di una data azienda costituisce un bene idealmente cedibile e, pertanto, suscettibile di autonoma valutazione. Tale bene, anche in relazione all’aspetto ora affermato (la trasferibilità), presenta i requisiti propri dei beni immateriali specifici [Brugger, 1989] . Da ciò discende che la stima del capitale economico dell’azienda cui il portafoglio contratti fa capo dovrebbe opportunamente riflettere il distinto apprezzamento dell’intangible in parola. Affinché sia giustificata la complessa stima autonoma di un bene immateriale occorre che esso costituisca il principale (o uno dei principali) asset dell’azienda oggetto di valutazione. Con riguardo al portafoglio contratti, ciò accade tipicamente nelle aziende di leasing e negli istituiti di credito a medio termine. Per queste aziende, il portafoglio dei contratti di finanziamento presenta significativi tratti comuni, cosicché il processo di stima da seguire è sostanzialmente il medesimo. Occorre infatti ricordare che sia le aziende di leasing che gli istituti di credito a medio termine si caratterizzano per la relativa eterogeneità delle forme di raccolta e da processi di impiego piuttosto uniformi nel loro profilo tecnico, con una elevata concentrazione delle durate dei finanziamenti erogati. Ciò premesso, si procede all’esame del problema della valutazione del portafoglio contatti di una azienda di leasing (la Esse S.p.A.) nel quadro della stima del capitale economico della medesima azienda . Va osservato che l’impostazione nel seguito descritta può essere seguita, con alcuni opportuni adattamenti, anche ai fini della stima del capitale economico degli istituti di credito a medio termine. Considerato che il valore economico di Esse risiede essenzialmente nel portafoglio contratti in essere alla data di riferimento della stima, la valutazione viene condotta impiegando come criteri di stima due metodi ordinati ad integrare il valore patrimoniale della società, espresso in termini reali, con la stima autonoma del valore del portafoglio contratti di pertinenza della medesima . La prospettiva assunta è quella statica: il portafoglio contratti viene apprezzato quale portafoglio “chiuso”, prescindendo cioè dalle capacità di rinnovo e di crescita del medesimo implicite nell’organizzazione aziendale. Oltre ai criteri menzionati viene utilizzato il metodo reddituale puro. Tale ultimo criterio, proiettando lungo un orizzonte temporale indefinito il flusso di reddito medio-normale atteso, di fatto apprezza, in linea di principio, anche le capacità di rinnovo e di crescita nel tempo del portafoglio di pertinenza dell’azienda considerata.

La valutazione del portafoglio contratti nelle aziende di leasing e negli istituti di credito a medio termine

POZZA, LORENZO
1998

Abstract

Il portafoglio contratti di pertinenza di una data azienda costituisce un bene idealmente cedibile e, pertanto, suscettibile di autonoma valutazione. Tale bene, anche in relazione all’aspetto ora affermato (la trasferibilità), presenta i requisiti propri dei beni immateriali specifici [Brugger, 1989] . Da ciò discende che la stima del capitale economico dell’azienda cui il portafoglio contratti fa capo dovrebbe opportunamente riflettere il distinto apprezzamento dell’intangible in parola. Affinché sia giustificata la complessa stima autonoma di un bene immateriale occorre che esso costituisca il principale (o uno dei principali) asset dell’azienda oggetto di valutazione. Con riguardo al portafoglio contratti, ciò accade tipicamente nelle aziende di leasing e negli istituiti di credito a medio termine. Per queste aziende, il portafoglio dei contratti di finanziamento presenta significativi tratti comuni, cosicché il processo di stima da seguire è sostanzialmente il medesimo. Occorre infatti ricordare che sia le aziende di leasing che gli istituti di credito a medio termine si caratterizzano per la relativa eterogeneità delle forme di raccolta e da processi di impiego piuttosto uniformi nel loro profilo tecnico, con una elevata concentrazione delle durate dei finanziamenti erogati. Ciò premesso, si procede all’esame del problema della valutazione del portafoglio contatti di una azienda di leasing (la Esse S.p.A.) nel quadro della stima del capitale economico della medesima azienda . Va osservato che l’impostazione nel seguito descritta può essere seguita, con alcuni opportuni adattamenti, anche ai fini della stima del capitale economico degli istituti di credito a medio termine. Considerato che il valore economico di Esse risiede essenzialmente nel portafoglio contratti in essere alla data di riferimento della stima, la valutazione viene condotta impiegando come criteri di stima due metodi ordinati ad integrare il valore patrimoniale della società, espresso in termini reali, con la stima autonoma del valore del portafoglio contratti di pertinenza della medesima . La prospettiva assunta è quella statica: il portafoglio contratti viene apprezzato quale portafoglio “chiuso”, prescindendo cioè dalle capacità di rinnovo e di crescita del medesimo implicite nell’organizzazione aziendale. Oltre ai criteri menzionati viene utilizzato il metodo reddituale puro. Tale ultimo criterio, proiettando lungo un orizzonte temporale indefinito il flusso di reddito medio-normale atteso, di fatto apprezza, in linea di principio, anche le capacità di rinnovo e di crescita nel tempo del portafoglio di pertinenza dell’azienda considerata.
1998
Pozza, Lorenzo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11565/1385391
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