La Direttiva europea 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD), che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, ha rappresentato un’importante innovazione per l’impianto normativo di molti paesi europei e costituisce un fondamentale tentativo di integrazione delle politiche di gestione dei bacini idrografici (per le acque superficiali) e idrogeologici (per le acque sotterranee). La direttiva viene concepita negli anni ’90, quando comincia ad apparire chiaramente che le politiche di tutela delle acque dall’inquinamento basate sul controllo degli scarichi, pur avendo contribuito a ridurre le situazioni di contaminazione più gravi, non erano sufficienti a garantire un pieno recupero della qualità delle acque. Gli ecosistemi acquatici – in particolare laghi e fiumi – non presentavano sensibili miglioramenti mentre i primi studi sistematici sulla qualità delle acque sotterranee mostravano una diffusa contaminazione da nitrati e da sostanze tossiche e nocive. Esaminata oggi, la direttiva mostra in realtà alcuni aspetti contraddittori, che metteremo in luce al prossimo paragrafo: in particolare si percepisce che il testo è stato redatto in un lungo periodo di tempo , nel corso del quale l’impostazione centrata inizialmente sulla qualità delle acque – anche se intesa come qualità per gli ecosistemi - si è ampliata cercando di recepire la crescente sensibilità verso il valore “in sé” degli ecosistemi e cercando di favorire l’integrazione tra le diverse politiche riguardanti le acque e i suoli. Certamente però la direttiva contiene una serie di elementi innovativi di fondamentale importanza e, interpretata in modo intelligente, potrebbe portare grandi benefici al governo delle acque. Il presente studio ha l’obiettivo di evidenziare gli aspetti più innovativi della direttiva e di verificarne l’applicazione nella normativa italiana e, in particolare, nella pratica amministrativa della Lombardia e del Piemonte orientale. Non si propone quindi di verificare il mero recepimento normativo, ovvero la presenza nell'articolato delle norme nazionali, regionali o provinciali di riferimenti alla Direttiva 2000/60/CE, ma punta piuttosto di evidenziare in che misura i contenuti innovativi della Direttiva siano stati effettivamente fatti propri dalle norme e dagli strumenti di pianificazione.

La Direttiva 2000/60/CE e i Piani di tutela delle acque: avremo acque in buono stato nel 2016?

DE CARLI, ALESSANDRO;
2008

Abstract

La Direttiva europea 2000/60/CE (Water Framework Directive, WFD), che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque, ha rappresentato un’importante innovazione per l’impianto normativo di molti paesi europei e costituisce un fondamentale tentativo di integrazione delle politiche di gestione dei bacini idrografici (per le acque superficiali) e idrogeologici (per le acque sotterranee). La direttiva viene concepita negli anni ’90, quando comincia ad apparire chiaramente che le politiche di tutela delle acque dall’inquinamento basate sul controllo degli scarichi, pur avendo contribuito a ridurre le situazioni di contaminazione più gravi, non erano sufficienti a garantire un pieno recupero della qualità delle acque. Gli ecosistemi acquatici – in particolare laghi e fiumi – non presentavano sensibili miglioramenti mentre i primi studi sistematici sulla qualità delle acque sotterranee mostravano una diffusa contaminazione da nitrati e da sostanze tossiche e nocive. Esaminata oggi, la direttiva mostra in realtà alcuni aspetti contraddittori, che metteremo in luce al prossimo paragrafo: in particolare si percepisce che il testo è stato redatto in un lungo periodo di tempo , nel corso del quale l’impostazione centrata inizialmente sulla qualità delle acque – anche se intesa come qualità per gli ecosistemi - si è ampliata cercando di recepire la crescente sensibilità verso il valore “in sé” degli ecosistemi e cercando di favorire l’integrazione tra le diverse politiche riguardanti le acque e i suoli. Certamente però la direttiva contiene una serie di elementi innovativi di fondamentale importanza e, interpretata in modo intelligente, potrebbe portare grandi benefici al governo delle acque. Il presente studio ha l’obiettivo di evidenziare gli aspetti più innovativi della direttiva e di verificarne l’applicazione nella normativa italiana e, in particolare, nella pratica amministrativa della Lombardia e del Piemonte orientale. Non si propone quindi di verificare il mero recepimento normativo, ovvero la presenza nell'articolato delle norme nazionali, regionali o provinciali di riferimenti alla Direttiva 2000/60/CE, ma punta piuttosto di evidenziare in che misura i contenuti innovativi della Direttiva siano stati effettivamente fatti propri dalle norme e dagli strumenti di pianificazione.
2008
G., Conte; DE CARLI, Alessandro; A., Goltara
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