C.S. Peirce chiama abduzione l’inferenza che formula un’ipotesi esplicativa. Si può dire che nella sua metodologia scientifica essa costituisca la prima inferenza: l’abduzione formula delle ipotesi, la deduzione ne trae le conseguenze, l’induzione le valuta. Ma si tratta di un’inferenza valida? E si tratta di un’inferenza ampliativa come i suoi sostenitori ritengono? E quale ruolo riveste nel ragionamento giuridico e segnatamente giudiziale? Queste sono le principali questioni affrontate nel libro, a partire da una ricostruzione storica della riflessione di Peirce e delle tematiche filosofiche, scientifiche e giuridiche che in essa si intrecciano. Rispetto alle domande poste, nella prima parte del libro si sostiene che certamente l’abduzione è un’inferenza invalida se si assume un criterio deduttivo di validità logica; ma si nota inoltre che un criterio siffatto è particolarmente restrittivo e probabilmente inidoneo a rendere conto dei rapporti fra logica, pensiero e conoscenza. Se poi l’abduzione sia davvero un’inferenza ampliativa è questione che dipende, a sua volta, dal criterio di ampliatività che si assume. Sicuramente lo è in un senso debole consistente nella capacità di dare informazioni; molto dubbio è se lo sia in un senso forte consistente nella capacità di produrre inferenzialmente informazioni non contenute nelle premesse; una proposta avanzata nel libro è quella di distinguere forme di abduzione ordinaria e straordinaria, dove le seconde introducono (ma già nelle premesse) delle ipotesi assolutamente nuove. Quanto al suo ruolo nel ragionamento giudiziale, si sostiene che l’abduzione costituisce la prima parte del processo logico e cognitivo che ricostruisce i fatti su cui verte il giudizio; si suggerisce inoltre che anche il processo di reperimento del diritto relativo ai fatti può essere inteso come avente un primo momento abduttivo. D’altro canto, si nega che un’abduzione sia sufficiente a giustificare una decisione giudiziale. Infatti è importante sottolineare che all’abduzione non spetta un ruolo giustificativo o fondativo. Essa è l’inferenza che, formulando delle ipotesi, apre i nostri processi cognitivi e indica delle direzioni di ricerca. Tali ipotesi vanno messe alla prova, testate in modo da determinarne la verità o la falsità, o quantomeno la credibilità. Inferenzialmente, una volta assunte le ipotesi, si tratta di trarne le conseguenze deduttive e vedere se tali conseguenze siano confermate nell’esperienza; dopodiché, va tratto un bilancio induttivo dei processi di test e conferma. Pertanto, ad avere un ruolo giustificativo non è tanto una singola inferenza – tantomeno l’abduzione – quanto piuttosto l’insieme delle nostre inferenze nella loro articolazione metodologica come prospettata da Peirce. Tale articolazione può costituire un modello di giustificazione della decisione giudiziale (quantomeno relativamente ai fatti). Nella seconda parte del libro si approfondiscono i rapporti fra abduzione e causalità, percezione, prova e verità. Di quest’ultimo rapporto in particolare (abduzione e verità) si sottolinea l’importanza in una prospettiva giuridica se è corretto dire che una ricostruzione veridica dei fatti è una condizione necessaria (ancorché non sufficiente) di una decisione giusta. In ultimo, si accenna ai rapporti fra abduzione e pragmatismo e si nota come il secondo possa essere ricondotto alla stessa metodologia scientifica cui anche l’abduzione appartiene.
La prima inferenza. L'abduzione di C.S. Peirce fra scienza e diritto
TUZET, GIOVANNI
2006
Abstract
C.S. Peirce chiama abduzione l’inferenza che formula un’ipotesi esplicativa. Si può dire che nella sua metodologia scientifica essa costituisca la prima inferenza: l’abduzione formula delle ipotesi, la deduzione ne trae le conseguenze, l’induzione le valuta. Ma si tratta di un’inferenza valida? E si tratta di un’inferenza ampliativa come i suoi sostenitori ritengono? E quale ruolo riveste nel ragionamento giuridico e segnatamente giudiziale? Queste sono le principali questioni affrontate nel libro, a partire da una ricostruzione storica della riflessione di Peirce e delle tematiche filosofiche, scientifiche e giuridiche che in essa si intrecciano. Rispetto alle domande poste, nella prima parte del libro si sostiene che certamente l’abduzione è un’inferenza invalida se si assume un criterio deduttivo di validità logica; ma si nota inoltre che un criterio siffatto è particolarmente restrittivo e probabilmente inidoneo a rendere conto dei rapporti fra logica, pensiero e conoscenza. Se poi l’abduzione sia davvero un’inferenza ampliativa è questione che dipende, a sua volta, dal criterio di ampliatività che si assume. Sicuramente lo è in un senso debole consistente nella capacità di dare informazioni; molto dubbio è se lo sia in un senso forte consistente nella capacità di produrre inferenzialmente informazioni non contenute nelle premesse; una proposta avanzata nel libro è quella di distinguere forme di abduzione ordinaria e straordinaria, dove le seconde introducono (ma già nelle premesse) delle ipotesi assolutamente nuove. Quanto al suo ruolo nel ragionamento giudiziale, si sostiene che l’abduzione costituisce la prima parte del processo logico e cognitivo che ricostruisce i fatti su cui verte il giudizio; si suggerisce inoltre che anche il processo di reperimento del diritto relativo ai fatti può essere inteso come avente un primo momento abduttivo. D’altro canto, si nega che un’abduzione sia sufficiente a giustificare una decisione giudiziale. Infatti è importante sottolineare che all’abduzione non spetta un ruolo giustificativo o fondativo. Essa è l’inferenza che, formulando delle ipotesi, apre i nostri processi cognitivi e indica delle direzioni di ricerca. Tali ipotesi vanno messe alla prova, testate in modo da determinarne la verità o la falsità, o quantomeno la credibilità. Inferenzialmente, una volta assunte le ipotesi, si tratta di trarne le conseguenze deduttive e vedere se tali conseguenze siano confermate nell’esperienza; dopodiché, va tratto un bilancio induttivo dei processi di test e conferma. Pertanto, ad avere un ruolo giustificativo non è tanto una singola inferenza – tantomeno l’abduzione – quanto piuttosto l’insieme delle nostre inferenze nella loro articolazione metodologica come prospettata da Peirce. Tale articolazione può costituire un modello di giustificazione della decisione giudiziale (quantomeno relativamente ai fatti). Nella seconda parte del libro si approfondiscono i rapporti fra abduzione e causalità, percezione, prova e verità. Di quest’ultimo rapporto in particolare (abduzione e verità) si sottolinea l’importanza in una prospettiva giuridica se è corretto dire che una ricostruzione veridica dei fatti è una condizione necessaria (ancorché non sufficiente) di una decisione giusta. In ultimo, si accenna ai rapporti fra abduzione e pragmatismo e si nota come il secondo possa essere ricondotto alla stessa metodologia scientifica cui anche l’abduzione appartiene.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.