La presidenza Biden e gli orizzonti futuri della democrazia americana

L’editoriale tratta il momento vissuto dalla realtà democratica americana in ottica delle presidenziali statunitensi di novembre 2024. Infatti, l’America è segnata da dibattiti e conflitti su vari aspetti, il ritiro delle truppe dall’Afganistan, lo scoppio di due guerre, l’assalto al Campidoglio, la modifica degli equilibri del Congresso, nonché le questioni sociali inerenti alle rivolte di natura raziale, l’uso delle armi, l’immigrazione. I temi dibattuti hanno favorito una polarizzazione estenuante, viste anche le pronunce della Corte Suprema in merito all’aborto, al fenomeno religioso nelle scuole, alle misure contro l’inquinamento e l’estensione dell’immunità parlamentare. Ulteriore tratto divisivo è quello relativo alle figure politiche di Joe Biden e Donald Trump. Nemmeno il subentro della neo candidata democratica Kamala Harris ha attutito il contraddittorio tra le fazioni. D’altro canto, il distacco tra le parti è stato favorito anche da scelte istituzionali non irrilevanti, quali l’abolizione della regola della convalida senatoriale delle nomine presidenziali, volta a superare l’ostruzionismo della minoranza, come avvenuto anche in riferimento alle nomine dei giudici della Corte Suprema, al fine di cercare candidati di lealtà partitica. La netta contrapposizione delle ideologie sembra concretizzarsi nell’individuazione di un nemico esistenziale e, conseguentemente, il modello democratico americano sembra in crisi. Unico tratto comune tra repubblicani e democratici è la scelta di spalle giovani portatrici di piattaforme omogenee, quali Vance, repubblicano, per strutturare basi più professionali del populismo sovranista e Waltz, democratico, per diluire lo stampo intellettuale ed elitista da apportare al disegno progressista dei democratici. Conscia della netta divisione statunitense, l’Europa attende i risultati delle presidenziali di novembre.