La rivoluzione tecnologica attualmente in corso ha portato allo sviluppo di strumenti innovativi che, ove sfruttati nel proprio pieno potenziale, generano radicali mutamenti per quanto concerne le modalità di conduzione delle proprie attività da parte delle imprese, i beni prodotti e i servizi prestati da queste ultime, nonché la loro organizzazione corporativa. La dinamica in discorso non riguarda solo le società di diritto comune, bensì anche (e soprattutto) quelle sottoposte a regolazione speciale e supervisione pubblica: enti creditizi, imprese di assicurazione e altri intermediari finanziari. In un simile contesto, gli intermediari “tradizionali” sono chiamati a rinnovarsi, dovendo talvolta modificare alla radice il proprio business model. Detto rinnovamento si concretizza, fra l’altro, nella crescente diffusione di dinamiche di “terza parte”, ossia di rapporti di esternalizzazione (a elevata sofisticazione) e di partnership con soggetti spesso esterni al campo della supervisione pubblica. Ciò contribuisce alla ridefinizione della struttura organizzativa e operativa degli intermediari stessi: le imprese, che già da alcuni decenni si erano mosse nel senso della propria de-verticalizzazione, vedono ora una seconda fase di frammentazione, consistente nella destrutturazione non solo dell’impresa intesa in senso economico-aziendalistico, ma anche dei suoi assetti societari e organizzativi, al punto da rendere urgente un ripensamento degli stessi. Vengono così a ridisegnarsi le regole (e le strutture) di governance degli intermediari. A fronte di questa tendenza, il regolatore europeo del settore bancario e finanziario è intervenuto al fine di garantire un “ordinato” adattamento degli intermediari alle nuove forme organizzative e operative, con particolare riferimento al mutamento strutturale derivante dalla diffusione senza precedenti di “rapporti di terza parte”: anzitutto con strumenti di soft law e, solo di recente, con la formulazione di una Proposta di Regolamento relativo alla resilienza operativa digitale per il settore finanziario (Digital Operational Resilience Act – DORA), nella quale si prevede l’introduzione di misure particolarmente innovative: per un verso, l’obbligo per gli intermediari di dotarsi di adeguati presidi per garantire la propria resilienza operativa a fronte dei fattori di rischio che caratterizzano le più innovative forme organizzative; per un altro, l’attrazione dei prestatori terzi nel perimetro della supervisione pubblica sovranazionale. Il presente lavoro intende approfondire i più significativi profili giuridici relativi ai fenomeni appena menzionati: in primo luogo, i principali fattori rischio e le opportunità per gli intermediari, nella prospettiva della regolazione prudenziale; in secondo luogo, la regolazione (di matrice preminentemente europea, di soft law e cogente) applicabile alle dinamiche in discorso, in vigore (anzitutto gli Orientamenti EBA) e tuttora in fase di definizione in sede legislativa (DORA); da ultimo, gli impatti che i “rapporti di terza parte” e la regolazione speciale hanno sull’applicazione della disciplina nazionale in materia di corporate governance degli entri creditizi, avendo particolare riguardo alla struttura societaria, agli assetti organizzativi “adeguati”, alle attribuzioni degli organi sociali e alla ripartizione di competenze all’interno dell’organo amministrativo.
I rapporti di terza parte nel governo delle banche: rischi, regolazione e “frammentazione” dell’assetto organizzativo.
URBANI, FEDERICO
2022
Abstract
La rivoluzione tecnologica attualmente in corso ha portato allo sviluppo di strumenti innovativi che, ove sfruttati nel proprio pieno potenziale, generano radicali mutamenti per quanto concerne le modalità di conduzione delle proprie attività da parte delle imprese, i beni prodotti e i servizi prestati da queste ultime, nonché la loro organizzazione corporativa. La dinamica in discorso non riguarda solo le società di diritto comune, bensì anche (e soprattutto) quelle sottoposte a regolazione speciale e supervisione pubblica: enti creditizi, imprese di assicurazione e altri intermediari finanziari. In un simile contesto, gli intermediari “tradizionali” sono chiamati a rinnovarsi, dovendo talvolta modificare alla radice il proprio business model. Detto rinnovamento si concretizza, fra l’altro, nella crescente diffusione di dinamiche di “terza parte”, ossia di rapporti di esternalizzazione (a elevata sofisticazione) e di partnership con soggetti spesso esterni al campo della supervisione pubblica. Ciò contribuisce alla ridefinizione della struttura organizzativa e operativa degli intermediari stessi: le imprese, che già da alcuni decenni si erano mosse nel senso della propria de-verticalizzazione, vedono ora una seconda fase di frammentazione, consistente nella destrutturazione non solo dell’impresa intesa in senso economico-aziendalistico, ma anche dei suoi assetti societari e organizzativi, al punto da rendere urgente un ripensamento degli stessi. Vengono così a ridisegnarsi le regole (e le strutture) di governance degli intermediari. A fronte di questa tendenza, il regolatore europeo del settore bancario e finanziario è intervenuto al fine di garantire un “ordinato” adattamento degli intermediari alle nuove forme organizzative e operative, con particolare riferimento al mutamento strutturale derivante dalla diffusione senza precedenti di “rapporti di terza parte”: anzitutto con strumenti di soft law e, solo di recente, con la formulazione di una Proposta di Regolamento relativo alla resilienza operativa digitale per il settore finanziario (Digital Operational Resilience Act – DORA), nella quale si prevede l’introduzione di misure particolarmente innovative: per un verso, l’obbligo per gli intermediari di dotarsi di adeguati presidi per garantire la propria resilienza operativa a fronte dei fattori di rischio che caratterizzano le più innovative forme organizzative; per un altro, l’attrazione dei prestatori terzi nel perimetro della supervisione pubblica sovranazionale. Il presente lavoro intende approfondire i più significativi profili giuridici relativi ai fenomeni appena menzionati: in primo luogo, i principali fattori rischio e le opportunità per gli intermediari, nella prospettiva della regolazione prudenziale; in secondo luogo, la regolazione (di matrice preminentemente europea, di soft law e cogente) applicabile alle dinamiche in discorso, in vigore (anzitutto gli Orientamenti EBA) e tuttora in fase di definizione in sede legislativa (DORA); da ultimo, gli impatti che i “rapporti di terza parte” e la regolazione speciale hanno sull’applicazione della disciplina nazionale in materia di corporate governance degli entri creditizi, avendo particolare riguardo alla struttura societaria, agli assetti organizzativi “adeguati”, alle attribuzioni degli organi sociali e alla ripartizione di competenze all’interno dell’organo amministrativo.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Final Thesis Federico Urbani
Tipologia:
Tesi di dottorato
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