Tanto la Corte interamericana di San José quanto la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo hanno sviluppato l’idea secondo cui dal dovere statale di “rispettare” i diritti riconosciuti dalle rispettive convenzioni istitutive deriverebbe un obbligo di tutelare penalmente quanto meno i più fondamentali di tali diritti. Più in particolare, gli Stati avrebbero non solo il dovere convenzionale di incriminare le condotte lesive dei diritti alla vita, a non essere sottoposti a tortura, alla libertà personale e sessuale, etc., ma anche il dovere di investigare sulle condotte aggressive di tali diritti – non importa se compiute da agenti pubblici o da privati cittadini –, di perseguire penalmente i soggetti individuati come responsabili e di punirli con pene proporzionate alla gravità del fatto commesso. Il presente contributo analizza la giurisprudenza parallela delle due Corti in materia e gli argomenti più ricorrenti utilizzati nelle rispettive sentenze, e si interroga quindi sulla problematica legittimazione di un simile rovesciamento di paradigma nella funzione tradizionalmente attribuita ai diritti umani nel discorso penalistico, che da strumento di difesa dell’individuo contro la potestà punitiva statale si convertono qui in fattore che reclama l’intervento del diritto penale di fronte alla scelta statale di non punire.
La arbitrariedad del no punir. Sobre las obligaciones de tutela penal de los derechos fundamentales
VIGANO', FRANCESCO
2014
Abstract
Tanto la Corte interamericana di San José quanto la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo hanno sviluppato l’idea secondo cui dal dovere statale di “rispettare” i diritti riconosciuti dalle rispettive convenzioni istitutive deriverebbe un obbligo di tutelare penalmente quanto meno i più fondamentali di tali diritti. Più in particolare, gli Stati avrebbero non solo il dovere convenzionale di incriminare le condotte lesive dei diritti alla vita, a non essere sottoposti a tortura, alla libertà personale e sessuale, etc., ma anche il dovere di investigare sulle condotte aggressive di tali diritti – non importa se compiute da agenti pubblici o da privati cittadini –, di perseguire penalmente i soggetti individuati come responsabili e di punirli con pene proporzionate alla gravità del fatto commesso. Il presente contributo analizza la giurisprudenza parallela delle due Corti in materia e gli argomenti più ricorrenti utilizzati nelle rispettive sentenze, e si interroga quindi sulla problematica legittimazione di un simile rovesciamento di paradigma nella funzione tradizionalmente attribuita ai diritti umani nel discorso penalistico, che da strumento di difesa dell’individuo contro la potestà punitiva statale si convertono qui in fattore che reclama l’intervento del diritto penale di fronte alla scelta statale di non punire.File | Dimensione | Formato | |
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