Dei campi universitari organizzati per i militari italiani rifugiatisi in Svizzera dopo l’8 settembre 1943, in cui insegnarono numerosi docenti italiani, esuli anch’essi, molto si è scritto. In particolare, le accurate ricerche di Elisa Signori e di Renata Broggini sui fuorusciti in territorio elvetico hanno da tempo chiarito le origini, le dinamiche e i risvolti profondi di quelle vicende, condivise anche da molti che, dopo la Liberazione, sarebbero stati tra i protagonisti della ricostruzione dell’Italia . In tempi più recenti, le ricerche di Stefano Twardzik e di Gigliola di Renzo Villata sulle carte dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Milano hanno permesso di meglio precisare i contorni e i contenuti di quella esperienza, per molti studenti e professori nel complesso assai proficua. Pur nella drammaticità della situazione, infatti, essa si rivelò non solo un momento importante per ritrovare il piacere di insegnare e di studiare, ma altresì un’occasione unica d’incontri e confronti sul futuro del paese che gli espatriati erano stati costretti ad abbandonare – l’Italia, appunto – e, altro tema cruciale, sul ‘domani’ dell’Europa. Un tassello di questa storia umana e culturale capace ancora oggi di appassionare chi abbia la pazienza di lasciarsi coinvolgere è rappresentato dall’attività degli ‘assistenti’ dei vari docenti impegnati nella didattica delle diverse materie di insegnamento: spesso giovani ufficiali appena laureati e, in qualche caso, in procinto di iniziare la carriera accademica. Essi svolgevano una preziosa opera di collaborazione, redigendo tra l’altro non di rado, grazie alla loro preparazione e alla conoscenza delle lingue, le dispense sulle quali i militari studenti si preparavano per sostenere gli esami. Ariberto Mignoli era tra essi.
Ariberto Mignoli, assistente al "campo universitario" di Ginevra (1944-1945)
Balp, Gaia;Monti, Annamaria
2014
Abstract
Dei campi universitari organizzati per i militari italiani rifugiatisi in Svizzera dopo l’8 settembre 1943, in cui insegnarono numerosi docenti italiani, esuli anch’essi, molto si è scritto. In particolare, le accurate ricerche di Elisa Signori e di Renata Broggini sui fuorusciti in territorio elvetico hanno da tempo chiarito le origini, le dinamiche e i risvolti profondi di quelle vicende, condivise anche da molti che, dopo la Liberazione, sarebbero stati tra i protagonisti della ricostruzione dell’Italia . In tempi più recenti, le ricerche di Stefano Twardzik e di Gigliola di Renzo Villata sulle carte dell’archivio storico dell’Università degli Studi di Milano hanno permesso di meglio precisare i contorni e i contenuti di quella esperienza, per molti studenti e professori nel complesso assai proficua. Pur nella drammaticità della situazione, infatti, essa si rivelò non solo un momento importante per ritrovare il piacere di insegnare e di studiare, ma altresì un’occasione unica d’incontri e confronti sul futuro del paese che gli espatriati erano stati costretti ad abbandonare – l’Italia, appunto – e, altro tema cruciale, sul ‘domani’ dell’Europa. Un tassello di questa storia umana e culturale capace ancora oggi di appassionare chi abbia la pazienza di lasciarsi coinvolgere è rappresentato dall’attività degli ‘assistenti’ dei vari docenti impegnati nella didattica delle diverse materie di insegnamento: spesso giovani ufficiali appena laureati e, in qualche caso, in procinto di iniziare la carriera accademica. Essi svolgevano una preziosa opera di collaborazione, redigendo tra l’altro non di rado, grazie alla loro preparazione e alla conoscenza delle lingue, le dispense sulle quali i militari studenti si preparavano per sostenere gli esami. Ariberto Mignoli era tra essi.File | Dimensione | Formato | |
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