L’articolo esamina i nodi, in parte ancora irrisolti, dell’uso del segreto di Stato, alla luce della recente sentenza della Cassazione penale sul noto caso Abu Omar (sez. V, sent. 46340/2012, pronunciata il 19-09-2012 e depositata il 29-11-2012). La lunga e complessa vicenda giudiziaria ai danni dell’imam egiziano, vittima di un’operazione di extraordinary rendition eseguita in Italia, ha offerto l’occasione ai giudici di merito e di legittimità di pronunciarsi sul segreto di Stato in considerazione della giurisprudenza della Corte costituzionale, chiamata in causa nella sua veste di giudice dei conflitti (sent. 106/2009). In particolare, prendendo spunto dalle anomalie che hanno caratterizzato il caso Omar, l’indagine affronta alcuni aspetti problematici dell’applicazione dell’istituto in parola, quali: l’estensione e la tardiva opposizione del segreto, nonché la legittimazione ad invocarlo nel corso del processo penale e, infine, l’interpretazione del limite dell’eversione dell’ordine costituzionale. L’analisi fa emergere lo sforzo compiuto dalla Corte di Cassazione di rileggere la giurisprudenza costituzionale, al fine di riportare “sotto controllo” l’uso del segreto di Stato, e del pari sottolinea i rischi conseguenti al rifiuto del giudice dei conflitti, vero giudice naturale del segreto, di svolgere il proprio ruolo e sottoporre l’opposizione/apposizione e la conferma del segreto di Stato ad un effettivo controllo di legittimità, non mortificato da un’eccessiva deferenza verso l’Esecutivo. Il lavoro di ricerca, benchè prenda spunto dal caso Abu Omar, si apre ad un'analisi ad ampio respiro della giurisprudenza in materia di segreto di Stato e riesamina, sottoponendole a vaglio critico, le principali decisioni in materia.
La Cassazione solleva il “sipario nero” calato dalla Consulta: il caso Abu Omar si riapre
VEDASCHI, ARIANNA
2013
Abstract
L’articolo esamina i nodi, in parte ancora irrisolti, dell’uso del segreto di Stato, alla luce della recente sentenza della Cassazione penale sul noto caso Abu Omar (sez. V, sent. 46340/2012, pronunciata il 19-09-2012 e depositata il 29-11-2012). La lunga e complessa vicenda giudiziaria ai danni dell’imam egiziano, vittima di un’operazione di extraordinary rendition eseguita in Italia, ha offerto l’occasione ai giudici di merito e di legittimità di pronunciarsi sul segreto di Stato in considerazione della giurisprudenza della Corte costituzionale, chiamata in causa nella sua veste di giudice dei conflitti (sent. 106/2009). In particolare, prendendo spunto dalle anomalie che hanno caratterizzato il caso Omar, l’indagine affronta alcuni aspetti problematici dell’applicazione dell’istituto in parola, quali: l’estensione e la tardiva opposizione del segreto, nonché la legittimazione ad invocarlo nel corso del processo penale e, infine, l’interpretazione del limite dell’eversione dell’ordine costituzionale. L’analisi fa emergere lo sforzo compiuto dalla Corte di Cassazione di rileggere la giurisprudenza costituzionale, al fine di riportare “sotto controllo” l’uso del segreto di Stato, e del pari sottolinea i rischi conseguenti al rifiuto del giudice dei conflitti, vero giudice naturale del segreto, di svolgere il proprio ruolo e sottoporre l’opposizione/apposizione e la conferma del segreto di Stato ad un effettivo controllo di legittimità, non mortificato da un’eccessiva deferenza verso l’Esecutivo. Il lavoro di ricerca, benchè prenda spunto dal caso Abu Omar, si apre ad un'analisi ad ampio respiro della giurisprudenza in materia di segreto di Stato e riesamina, sottoponendole a vaglio critico, le principali decisioni in materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.