Il saggio analizza alcuni aspetti della mortalità differenziale, in particolare quella da crisi o ‘catastrofica’, in un periodo compreso tra il radicarsi di alcune caratteristiche specifiche della peste, emerse solo dopo le grandi ondate epidemiche del Trecento, e il 1630: anno della prima delle pandemie caratterizzanti il Seicento italiano. A questo fine vengono analizzate, separatamente per pestilenze e carestie, le caratteristiche della mortalità per classi di età e per gruppi socioeconomici, e si suggerisce cautela di fronte ad approcci macro-analitici nei quali l’estrema variabilità dei comportamenti demografici caratterizzanti le popolazioni d’antico regime viene spesso tralasciata e le crisi sono trattate alla stregua di great equalizers. Il saggio si sofferma anche sull’azione delle autorità pubbliche e di governo, frutto di un preciso calcolo del danno potenziale al capitale umano (ante litteram) e capace di esercitare un influsso riconoscibile sulla mortalità, accentuandone la connotazione sociale a danno di gruppi quali poveri, forestieri, ‘inutili’. Il saggio riflette sull’utilità di connotare queste politiche come ‘malthusiane’ e suggerisce ipotesi alternative.
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Titolo: | Crisi demografiche, politiche di popolazione e mortalità differenziale (ca. 1400-1630) |
Data di pubblicazione: | 2009 |
Autori: | |
Autori: | Alfani, Guido |
Rivista: | POPOLAZIONE E STORIA |
Abstract: | Il saggio analizza alcuni aspetti della mortalità differenziale, in particolare quella da crisi o ‘catastrofica’, in un periodo compreso tra il radicarsi di alcune caratteristiche specifiche della peste, emerse solo dopo le grandi ondate epidemiche del Trecento, e il 1630: anno della prima delle pandemie caratterizzanti il Seicento italiano. A questo fine vengono analizzate, separatamente per pestilenze e carestie, le caratteristiche della mortalità per classi di età e per gruppi socioeconomici, e si suggerisce cautela di fronte ad approcci macro-analitici nei quali l’estrema variabilità dei comportamenti demografici caratterizzanti le popolazioni d’antico regime viene spesso tralasciata e le crisi sono trattate alla stregua di great equalizers. Il saggio si sofferma anche sull’azione delle autorità pubbliche e di governo, frutto di un preciso calcolo del danno potenziale al capitale umano (ante litteram) e capace di esercitare un influsso riconoscibile sulla mortalità, accentuandone la connotazione sociale a danno di gruppi quali poveri, forestieri, ‘inutili’. Il saggio riflette sull’utilità di connotare queste politiche come ‘malthusiane’ e suggerisce ipotesi alternative. |
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