L’articolo si sviluppa intorno a un modello originale di “catena del valore per l’azionista” e assume come fondamento l’analisi dei processi di acquisto e perdita di valore degli intangibili. Un sistema organico e teoricamente fondato di relazioni di causa/effetto collega questi processi alla intensità e alla durata del vantaggio competitivo di impresa. Al centro del modello vi sono le cinque fonti di vantaggio competitivo individuate dalla letteratura, che vengono analizzate e spiegate in modo piano e approfondito: effetto settore e barriere alla competizione; risorse e competenze rare, non imitabili e di valore; capacità dinamiche; network strategici e sinergie. Esso ruota, infatti, attorno al principio basilare, già illustrato nell’articolo fondativo della teoria valutativa di Miller e Modigliani del 1961, secondo cui l’impresa produce nel tempo valore per i propri azionisti solo se sviluppa un forte e duraturo vantaggio competitivo rispetto ai propri concorrenti, che le consente di ottenere un rendimento del capitale disponibile (ROIC) superiore al suo costo medio ponderato di approvvigionamento (WACC). L’ultimo passaggio collega il vantaggio competitivo a misure intrinseche (come, per esempio, i flussi di cassa scontati, il profitto economico/EVA® e le opzioni reali) e di mercato (Market Value Added) del valore di impresa. Le fonti intangibili di vantaggio competitivo rappresentano il materiale genetico del processo di creazione del valore per l’azionista e, per questo, anche il punto di partenza del modello.
Il metodo I-Valuation: le basi strategiche della valutazione finanziaria
PERRONE, VINCENZO;PERRINI, FRANCESCO
2008
Abstract
L’articolo si sviluppa intorno a un modello originale di “catena del valore per l’azionista” e assume come fondamento l’analisi dei processi di acquisto e perdita di valore degli intangibili. Un sistema organico e teoricamente fondato di relazioni di causa/effetto collega questi processi alla intensità e alla durata del vantaggio competitivo di impresa. Al centro del modello vi sono le cinque fonti di vantaggio competitivo individuate dalla letteratura, che vengono analizzate e spiegate in modo piano e approfondito: effetto settore e barriere alla competizione; risorse e competenze rare, non imitabili e di valore; capacità dinamiche; network strategici e sinergie. Esso ruota, infatti, attorno al principio basilare, già illustrato nell’articolo fondativo della teoria valutativa di Miller e Modigliani del 1961, secondo cui l’impresa produce nel tempo valore per i propri azionisti solo se sviluppa un forte e duraturo vantaggio competitivo rispetto ai propri concorrenti, che le consente di ottenere un rendimento del capitale disponibile (ROIC) superiore al suo costo medio ponderato di approvvigionamento (WACC). L’ultimo passaggio collega il vantaggio competitivo a misure intrinseche (come, per esempio, i flussi di cassa scontati, il profitto economico/EVA® e le opzioni reali) e di mercato (Market Value Added) del valore di impresa. Le fonti intangibili di vantaggio competitivo rappresentano il materiale genetico del processo di creazione del valore per l’azionista e, per questo, anche il punto di partenza del modello.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.