In una precedente nota (Dal 1929 al 2008, Short Note Econpubblica, novembre 2008.) avevamo sottolineato che fattori finanziari, reali e culturali comuni erano riconoscibili nell’innesco della crisi del ‘29 e di quella iniziata nel 2008. Sottolineavamo anche che raramente la storia si ripete, pur riconoscendo che esistevano elementi di preoccupazioni derivanti, in particolare, dall’ideologia economica dominante. Effettivamente, le politiche di sostegno della domanda adottate in molti paesi hanno impedito un approfondimento della caduta dei livelli di attività. In altri termini, l’allontanamento dall’ortodossia neoclassica, con il generico richiamo a impostazioni keynesiane, ha consentito, da un lato, un rimbalzo sia pur limitato, della produzione e, dall’altro, ha evitato la ripetizione delle vicende dei primi anni ’30, quando la caduta della produzione industriale a livello mondiale è continuata per 38 mesi dal giugno 1929 (per i necessari riferimenti statistici si veda B. Eichengreen & K.H.O’Rourke, What do the new data tell us?, Vox, 8 marzo 2010). Nel corso degli ultimi mesi dell’anno in corso si sono tuttavia manifestate turbolenze sui mercati valutari e delle obbligazioni governative che, partendo dal caso in ultima analisi marginale della Grecia, si sono estese ad altre realtà, sollecitando sia politiche economiche restrittive sul fronte fiscale (antitetiche a quelle seguite nell’ultimo biennio), sia un riesame dell’architettura finanziaria internazionale, in particolare nell’area europea. Anche i problemi manifestatisi nel 2010 possono, nei limiti di cui diremo, essere interpretati alla luce di vicende assimilabili verificatesi nel 1931 negli Stati Uniti. Dati gli effetti negativi che ebbero le scelte di politica economica di quell’anno, non è inopportuno chiedersi se analoghi pericoli di approfondimento della crisi, o di aborto della ripresa economica in atto, non possano manifestarsi nel prossimo futuro.

Dal 1931 al 2010

ARTONI, ROBERTO;DEVILLANOVA, CARLO
2010

Abstract

In una precedente nota (Dal 1929 al 2008, Short Note Econpubblica, novembre 2008.) avevamo sottolineato che fattori finanziari, reali e culturali comuni erano riconoscibili nell’innesco della crisi del ‘29 e di quella iniziata nel 2008. Sottolineavamo anche che raramente la storia si ripete, pur riconoscendo che esistevano elementi di preoccupazioni derivanti, in particolare, dall’ideologia economica dominante. Effettivamente, le politiche di sostegno della domanda adottate in molti paesi hanno impedito un approfondimento della caduta dei livelli di attività. In altri termini, l’allontanamento dall’ortodossia neoclassica, con il generico richiamo a impostazioni keynesiane, ha consentito, da un lato, un rimbalzo sia pur limitato, della produzione e, dall’altro, ha evitato la ripetizione delle vicende dei primi anni ’30, quando la caduta della produzione industriale a livello mondiale è continuata per 38 mesi dal giugno 1929 (per i necessari riferimenti statistici si veda B. Eichengreen & K.H.O’Rourke, What do the new data tell us?, Vox, 8 marzo 2010). Nel corso degli ultimi mesi dell’anno in corso si sono tuttavia manifestate turbolenze sui mercati valutari e delle obbligazioni governative che, partendo dal caso in ultima analisi marginale della Grecia, si sono estese ad altre realtà, sollecitando sia politiche economiche restrittive sul fronte fiscale (antitetiche a quelle seguite nell’ultimo biennio), sia un riesame dell’architettura finanziaria internazionale, in particolare nell’area europea. Anche i problemi manifestatisi nel 2010 possono, nei limiti di cui diremo, essere interpretati alla luce di vicende assimilabili verificatesi nel 1931 negli Stati Uniti. Dati gli effetti negativi che ebbero le scelte di politica economica di quell’anno, non è inopportuno chiedersi se analoghi pericoli di approfondimento della crisi, o di aborto della ripresa economica in atto, non possano manifestarsi nel prossimo futuro.
2010
Artoni, Roberto; Devillanova, Carlo
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