Lo stato di salute del distretto Lo stato di salute del distretto brianzolo del legno–mobile–arredo risulta complessivamente buono, la sfida competitiva può essere riassunta in: “tenere sui mercati maturi, espandersi su quelli emergenti”. 1. La filiera del legno–mobile–arredo è da sempre una specializzazione importante della manifattura leggera nazionale – l’Italia è il quarto produttore mondiale e il primo esportatore fino al 2000, anno in cui viene superato dalla Cina che diviene così il primo esportatore mondiale di mobili – e le scelte e le strategie di risposta al nuovo contesto competitivo devono pertanto essere anche scelte di sistema e non esclusivamente di singola azienda. 2. Si è aperta una nuova fase distrettuale in cui la competizione diviene più selettiva: il messaggio sintetico è “per molti, ma non per tutti!”. Posizionarsi sui top-end markets e sfruttare ogni possibile leva qualitativa sembra la principale strategia perseguibile/perseguita dalle imprese italiane in questi mercati, ma vincere la sfida delle produzioni “top di gamma” non è alla portata di tutte le imprese distrettuali. 3. Per quanto riguarda la produzione il distretto mostra i propri punti di forza più rilevanti: profondità di gamma, elevata qualità, massima flessibilità e buon servizio al cliente, innovatività e creatività del design, punte di specializzazione e di eccellenza in ogni singola fase della filiera. Tra le ombre una certamente importante riguarda la riproduzione delle competenze lavorative, quella manualità del legno che ha consentito sin qui di realizzare qualsiasi prodotto: dal restauro, all’antico in stile, al classico, al moderno di design, al “su misura”. Quello delle risorse umane e del mercato del lavoro rimane tra l’altro uno dei terreni privilegiati per l’espressione di un’azione genuinamente distrettuale e sul quale si è fatto poco e certamente meno di quanto sarebbe stato necessario. 4. Una seconda ombra che si allunga sul distretto riguarda il futuro della micro impresa artigiana in particolare quella che produce mobili in stile. Qui le competenze manuali, che esistono e sono ben solide, possono essere preservate se queste aziende sono aiutate a salire di gamma: la micro impresa artigiana deve trasformarsi in una boutique del su misura di qualità e di alta gamma; in un distretto dove l’industrial design è ben sviluppato sembrano esistere i prerequisiti per provarci. 5. Se il distretto riuscirà a controllare queste due minacce nell’area del manufactoring potrà pienamente sviluppare l’opportunità che lo connota sopra ogni altra e che riguarda proprio l’industrial design. La Brianza ha tutte le caratteristiche per essere, tra i distretti italiani del legno, uno dei più avanzati nella diffusione di una concezione allargata e sistemica di industrial design. 6. Gli investimenti in ID sono positivamente correlati alla capacità di esportazione e nella loro triplice declinazione – di qualità dei materiali impiegati, di qualità delle finiture, e di qualità estetiche dei prodotti – sono fortemente apprezzate e ricercate dalla distribuzione estera. La fortunata combinazione tra ID e distretto alimenta inoltre specifici elementi positivi:  un processo di innovazione di prodotto più rapido e continuo;  una superiorità dei contenuti progettuali;  una maggiore gamma di prodotti offerti. 7. Il distretto nel suo complesso risulta decisamente più debole sul fronte del marketing e della distribuzione, rispetto alla sua forza produttiva, e certamente più soggetto a sfide competitive che non dominerà e rispetto alle quali dovrà invece rispondere con prontezza e flessibilità, come peraltro ha sempre fatto. 8. Le imprese del sistema produttivo brianzolo sono di un ordine di grandezza inferiori sul piano dimensionale rispetto ai grandi competitors di settore. Tra le prime 35 imprese europee del settore mobile–arredamento due sole sono italiane (NATUZZI, GRUPPO SNAIDERO) e nessuna brianzola. La prima impresa brianzola, CHATEAU D’AX, con un fatturato 2001 di 166 milioni di Euro, si situa intorno alla cinquantesima posizione alla scala europea. 9. I grandi consorzi di acquisto tedeschi – Begros; Union; Vme; Atlas, Deutschland Model Verbund – superano nettamente il miliardo di Euro e solo il 3,7% delle vendite avviene in modo diretto da parte dei produttori. In Francia i primi quattro distributori – But, Conforma, Ikea, Fly – controllano una quota superiore al 35% del mercato; non differentemente la Gran Bretagna dove il 30% del mercato è coperto dalla grande distribuzione specializzata e un altro 26% da distributori non specializzati. In Italia la quota della GDO si attestava intorno al 13% nel 2001 segnalando un trend di crescita significativo ma ancora molto distante dalle dimensioni – per azienda e per quote di mercato – dei competitors europei. Ciò significa, in particolare, che la GDO italiana difficilmente potrà essere veicolo e traino per le esportazioni italiane sui mercati europei così come la GDO estera è sul mercato italiano nei confronti dei propri produttori (il caso Ikea insegna). 10. Alle imprese brianzole rimane la strada, difficile e impegnativa, di una presenza diretta sui mercati. Diviene dunque vitale un presidio della catena che porti fino al cliente finale con investimenti diretti:  nella comunicazione aziendale;  nella gestione selettiva dei canali distributivi utilizzati;  nello sviluppo coordinato di politiche commerciali di vendita coerenti con la selezione dei canali;  nell’utilizzo congiunto di quelle grandi vetrine di promozione del prodotto e di comunicazione con i buyers che sono le fiere, prima tra tutte il Salone del Mobile.

Il distretto del legno-arredo in Brianza

BRAMANTI, ALBERTO
2007

Abstract

Lo stato di salute del distretto Lo stato di salute del distretto brianzolo del legno–mobile–arredo risulta complessivamente buono, la sfida competitiva può essere riassunta in: “tenere sui mercati maturi, espandersi su quelli emergenti”. 1. La filiera del legno–mobile–arredo è da sempre una specializzazione importante della manifattura leggera nazionale – l’Italia è il quarto produttore mondiale e il primo esportatore fino al 2000, anno in cui viene superato dalla Cina che diviene così il primo esportatore mondiale di mobili – e le scelte e le strategie di risposta al nuovo contesto competitivo devono pertanto essere anche scelte di sistema e non esclusivamente di singola azienda. 2. Si è aperta una nuova fase distrettuale in cui la competizione diviene più selettiva: il messaggio sintetico è “per molti, ma non per tutti!”. Posizionarsi sui top-end markets e sfruttare ogni possibile leva qualitativa sembra la principale strategia perseguibile/perseguita dalle imprese italiane in questi mercati, ma vincere la sfida delle produzioni “top di gamma” non è alla portata di tutte le imprese distrettuali. 3. Per quanto riguarda la produzione il distretto mostra i propri punti di forza più rilevanti: profondità di gamma, elevata qualità, massima flessibilità e buon servizio al cliente, innovatività e creatività del design, punte di specializzazione e di eccellenza in ogni singola fase della filiera. Tra le ombre una certamente importante riguarda la riproduzione delle competenze lavorative, quella manualità del legno che ha consentito sin qui di realizzare qualsiasi prodotto: dal restauro, all’antico in stile, al classico, al moderno di design, al “su misura”. Quello delle risorse umane e del mercato del lavoro rimane tra l’altro uno dei terreni privilegiati per l’espressione di un’azione genuinamente distrettuale e sul quale si è fatto poco e certamente meno di quanto sarebbe stato necessario. 4. Una seconda ombra che si allunga sul distretto riguarda il futuro della micro impresa artigiana in particolare quella che produce mobili in stile. Qui le competenze manuali, che esistono e sono ben solide, possono essere preservate se queste aziende sono aiutate a salire di gamma: la micro impresa artigiana deve trasformarsi in una boutique del su misura di qualità e di alta gamma; in un distretto dove l’industrial design è ben sviluppato sembrano esistere i prerequisiti per provarci. 5. Se il distretto riuscirà a controllare queste due minacce nell’area del manufactoring potrà pienamente sviluppare l’opportunità che lo connota sopra ogni altra e che riguarda proprio l’industrial design. La Brianza ha tutte le caratteristiche per essere, tra i distretti italiani del legno, uno dei più avanzati nella diffusione di una concezione allargata e sistemica di industrial design. 6. Gli investimenti in ID sono positivamente correlati alla capacità di esportazione e nella loro triplice declinazione – di qualità dei materiali impiegati, di qualità delle finiture, e di qualità estetiche dei prodotti – sono fortemente apprezzate e ricercate dalla distribuzione estera. La fortunata combinazione tra ID e distretto alimenta inoltre specifici elementi positivi:  un processo di innovazione di prodotto più rapido e continuo;  una superiorità dei contenuti progettuali;  una maggiore gamma di prodotti offerti. 7. Il distretto nel suo complesso risulta decisamente più debole sul fronte del marketing e della distribuzione, rispetto alla sua forza produttiva, e certamente più soggetto a sfide competitive che non dominerà e rispetto alle quali dovrà invece rispondere con prontezza e flessibilità, come peraltro ha sempre fatto. 8. Le imprese del sistema produttivo brianzolo sono di un ordine di grandezza inferiori sul piano dimensionale rispetto ai grandi competitors di settore. Tra le prime 35 imprese europee del settore mobile–arredamento due sole sono italiane (NATUZZI, GRUPPO SNAIDERO) e nessuna brianzola. La prima impresa brianzola, CHATEAU D’AX, con un fatturato 2001 di 166 milioni di Euro, si situa intorno alla cinquantesima posizione alla scala europea. 9. I grandi consorzi di acquisto tedeschi – Begros; Union; Vme; Atlas, Deutschland Model Verbund – superano nettamente il miliardo di Euro e solo il 3,7% delle vendite avviene in modo diretto da parte dei produttori. In Francia i primi quattro distributori – But, Conforma, Ikea, Fly – controllano una quota superiore al 35% del mercato; non differentemente la Gran Bretagna dove il 30% del mercato è coperto dalla grande distribuzione specializzata e un altro 26% da distributori non specializzati. In Italia la quota della GDO si attestava intorno al 13% nel 2001 segnalando un trend di crescita significativo ma ancora molto distante dalle dimensioni – per azienda e per quote di mercato – dei competitors europei. Ciò significa, in particolare, che la GDO italiana difficilmente potrà essere veicolo e traino per le esportazioni italiane sui mercati europei così come la GDO estera è sul mercato italiano nei confronti dei propri produttori (il caso Ikea insegna). 10. Alle imprese brianzole rimane la strada, difficile e impegnativa, di una presenza diretta sui mercati. Diviene dunque vitale un presidio della catena che porti fino al cliente finale con investimenti diretti:  nella comunicazione aziendale;  nella gestione selettiva dei canali distributivi utilizzati;  nello sviluppo coordinato di politiche commerciali di vendita coerenti con la selezione dei canali;  nell’utilizzo congiunto di quelle grandi vetrine di promozione del prodotto e di comunicazione con i buyers che sono le fiere, prima tra tutte il Salone del Mobile.
2007
Fondazione FieraMilano - Libri Scheiwiller
68030/11/2001
Bramanti, Alberto
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