Lo studio si occupa dei limiti e dei criteri rispetto ai quali è possibile sottoporre a scrutinio il merito delle scelte degli amministratori di società per azioni in sede giudiziale ponendo a confronto tra loro la regola giurisprudenziale utilizzata negli Stati Uniti d’America (la business judgment rule – “BJR”) con la disciplina sviluppatasi nei paesi di civil law europei ed in particolare in Italia. Il lavoro analizza, in primo luogo, il contenuto della BJR come emerso nella giurisprudenza americana e che evidenzia la presenza di standard e regole che tengono conto del delicato trade off fra la necessità di non disincentivare investimenti rischiosi che possono avere effetti positivi sullo sviluppo economico e la necessità di assicurare un’adeguata tutela degli investitori attraverso efficaci rimedi giudiziali. Successivamente viene rapidamente analizzata l’evoluzione storica della disciplina della responsabilità degli amministratori nell’Europa continentale per giungere ad analizzare l’attuale normativa italiana e la declinazione concreta che ne è risultata nell’esperienza giurisprudenziale civilistica. Il lavoro, infine, passa ad esaminare i limiti e le finalità dello scrutinio sulle scelte gestionali degli amministratori delle società vigilate (società quotate, intermediari e società di gestione dei mercati) compiuto dall’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Viene evidenziato come la vigilanza sulla trasparenza dell’informativa e sulla correttezza dei comportamenti è compiuta utilizzando gli stessi criteri, metodi ed approcci definiti nella giurisprudenza civilistica in materia di BJR soprattutto in quelle materie in cui occorra valutare le scelte compiute dagli amministratori (si allude in particolare all’adeguatezza degli assetti organizzativi e delle procedure e alla ragionevolezza delle ipotesi alla base dell’informativa previsionale e di talune poste contabili). Il lavoro, dopo avere evidenziato come molti Paesi europei abbiano recentemente introdotto nei rispettivi ordinamenti giuridici la BJR (mentre in Italia solo la innovativa disciplina delle operazioni con parti correlate si è avvicinata a tale regola), conclude evidenziando i potenziali benefici che potrebbero derivare anche per il nostro ordinamento giuridico dall’introduzione nella normativa primaria della BJR (facendo propri i risultati raggiunti dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione e ampiamente condivisi dalla dottrina) sia in termini di garanzia di una maggiore certezza del diritto sia quale più efficace punto di riferimento per l’attività di enforcement delle Autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Ne potrebbero discendere importanti ricadute sull’efficienza e la crescita economica, perché si incoraggerebbero gli investimenti in settori innovativi e altamente rischiosi, e, allo stesso tempo, si potrebbe avere un deflazionamento del contezioso sia in sede civile che amministrativa.

Business judgment rule e mercati finanziari. Efficienza economica e tutela degli investitori

Ventoruzzo, Marco
2016

Abstract

Lo studio si occupa dei limiti e dei criteri rispetto ai quali è possibile sottoporre a scrutinio il merito delle scelte degli amministratori di società per azioni in sede giudiziale ponendo a confronto tra loro la regola giurisprudenziale utilizzata negli Stati Uniti d’America (la business judgment rule – “BJR”) con la disciplina sviluppatasi nei paesi di civil law europei ed in particolare in Italia. Il lavoro analizza, in primo luogo, il contenuto della BJR come emerso nella giurisprudenza americana e che evidenzia la presenza di standard e regole che tengono conto del delicato trade off fra la necessità di non disincentivare investimenti rischiosi che possono avere effetti positivi sullo sviluppo economico e la necessità di assicurare un’adeguata tutela degli investitori attraverso efficaci rimedi giudiziali. Successivamente viene rapidamente analizzata l’evoluzione storica della disciplina della responsabilità degli amministratori nell’Europa continentale per giungere ad analizzare l’attuale normativa italiana e la declinazione concreta che ne è risultata nell’esperienza giurisprudenziale civilistica. Il lavoro, infine, passa ad esaminare i limiti e le finalità dello scrutinio sulle scelte gestionali degli amministratori delle società vigilate (società quotate, intermediari e società di gestione dei mercati) compiuto dall’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Viene evidenziato come la vigilanza sulla trasparenza dell’informativa e sulla correttezza dei comportamenti è compiuta utilizzando gli stessi criteri, metodi ed approcci definiti nella giurisprudenza civilistica in materia di BJR soprattutto in quelle materie in cui occorra valutare le scelte compiute dagli amministratori (si allude in particolare all’adeguatezza degli assetti organizzativi e delle procedure e alla ragionevolezza delle ipotesi alla base dell’informativa previsionale e di talune poste contabili). Il lavoro, dopo avere evidenziato come molti Paesi europei abbiano recentemente introdotto nei rispettivi ordinamenti giuridici la BJR (mentre in Italia solo la innovativa disciplina delle operazioni con parti correlate si è avvicinata a tale regola), conclude evidenziando i potenziali benefici che potrebbero derivare anche per il nostro ordinamento giuridico dall’introduzione nella normativa primaria della BJR (facendo propri i risultati raggiunti dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione e ampiamente condivisi dalla dottrina) sia in termini di garanzia di una maggiore certezza del diritto sia quale più efficace punto di riferimento per l’attività di enforcement delle Autorità di vigilanza sui mercati finanziari. Ne potrebbero discendere importanti ricadute sull’efficienza e la crescita economica, perché si incoraggerebbero gli investimenti in settori innovativi e altamente rischiosi, e, allo stesso tempo, si potrebbe avere un deflazionamento del contezioso sia in sede civile che amministrativa.
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