Nell’attuale contesto competitivo il coordinamento di imprese in rete rappresenta un passo necessario per rafforzare il posizionamento delle aziende sui mercati esteri, superando i vincoli dimensionali tipici della nostra struttura produttiva. In particolare, da più parti si ritiene che una taglia troppo piccola, pur rappresentando ancora un fattore positivo in relazione alla flessibilità non consenta di competere adeguatamente sui versanti dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, dove imprese maggiormente strutturate sono avvantaggiate in termini di economie di scala e di scopo. Le reti tra le imprese che si vanno formando non sono interessanti in quanto meri contatti ma piuttosto perché implicano obbligazioni reciproche. E tanto più la reciprocità è generalizzata, tanto più è preziosa. I bandi recentemente emessi da Regione Lombardia hanno raccolto una convinta risposta da parte di quelle imprese che certamente rappresentano il “gruppo di testa” di un insieme più vasto e variegato che guarda con interesse alle prospettive aggregative, ma che non era ancora pronto a impegnarsi direttamente in una rete. La conoscenza diretta e puntuale di cosa ha funzionato e cosa meno, delle difficoltà incontrate e dei modi per superarle, la testimonianza di imprenditori coinvolti nelle reti e la possibilità di confrontarsi direttamente con loro, sono tutte modalità che possono aiutare significativamente la diffusione di queste forme aggregative, irrobustendole sin dalla loro nascita. Questo snodo porta direttamente ad una grande questione di fondo. Tutte le politiche, e a maggior ragione le learning policies nate in modo sperimentale, necessitano di un processo di monitoraggio e valutazione sistematico ai fini di capitalizzare l’apprendimento e di migliorare progressivamente il policy design.

Fare squadra per competere: l’esperienza lombarda nelle politiche di rete

BRAMANTI, ALBERTO
2013

Abstract

Nell’attuale contesto competitivo il coordinamento di imprese in rete rappresenta un passo necessario per rafforzare il posizionamento delle aziende sui mercati esteri, superando i vincoli dimensionali tipici della nostra struttura produttiva. In particolare, da più parti si ritiene che una taglia troppo piccola, pur rappresentando ancora un fattore positivo in relazione alla flessibilità non consenta di competere adeguatamente sui versanti dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, dove imprese maggiormente strutturate sono avvantaggiate in termini di economie di scala e di scopo. Le reti tra le imprese che si vanno formando non sono interessanti in quanto meri contatti ma piuttosto perché implicano obbligazioni reciproche. E tanto più la reciprocità è generalizzata, tanto più è preziosa. I bandi recentemente emessi da Regione Lombardia hanno raccolto una convinta risposta da parte di quelle imprese che certamente rappresentano il “gruppo di testa” di un insieme più vasto e variegato che guarda con interesse alle prospettive aggregative, ma che non era ancora pronto a impegnarsi direttamente in una rete. La conoscenza diretta e puntuale di cosa ha funzionato e cosa meno, delle difficoltà incontrate e dei modi per superarle, la testimonianza di imprenditori coinvolti nelle reti e la possibilità di confrontarsi direttamente con loro, sono tutte modalità che possono aiutare significativamente la diffusione di queste forme aggregative, irrobustendole sin dalla loro nascita. Questo snodo porta direttamente ad una grande questione di fondo. Tutte le politiche, e a maggior ragione le learning policies nate in modo sperimentale, necessitano di un processo di monitoraggio e valutazione sistematico ai fini di capitalizzare l’apprendimento e di migliorare progressivamente il policy design.
2013
Bramanti, Alberto
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