Definire cosa sia esattamente una professione non è semplice, ma in termini molto generali alcuni elementi possono essere presi a riferimento, quali: a) un corpo sufficientemente consolidato e distinguibile di saperi in grado di connotare l’unicità della professione in relazione alle funzioni svolte; b) un meccanismo formalizzato di trasmissione dei saperi e delle competenze ai nuovi membri, meccanismo che rappresenta anche la base per l’esercizio di un certo grado di monopolio da parte della professione (solo i membri certificati possono eseguire certi atti e assumere certi ruoli); c) l’esistenza di un apparato giuridico in grado di tutelare e rafforzare il monopolio dal punto di vista legale (l’esistenza di una fattispecie configurabile come ‘esercizio abusivo della professione’); d) la possibilità per i membri della professione nei differenti contesti nei quali operano di applicare effettivamente e in autonomia le proprie conoscenze e competenze; e) un certo grado di riconoscimento sociale. Evidentemente non tutte le dimensioni citate devono essere ugualmente sviluppate, ma dal punto di vista del funzionamento delle organizzazioni e dei sistemi una professione è tale quando riesce posizionarsi adeguatamente rispetto all’insieme di questi elementi. È bene sottolineare che questo modo di intendere la professione supera il mero aspetto formale (i titoli e l’esclusività giuridicamente tutelata di cui ai punti b e c) per comprendere aspetti di natura più sostanziale (contenuti distintivi, pratica effettiva, status), frutto di processi spesso complessi che si articolano su orizzonti temporali non brevi. Il richiamo al concetto di professione è necessario in quanto le professioni e le loro reciproche relazioni giocano nel campo sanitario un ruolo di fondamentale importanza. I contenuti e l’organizzazione dei saperi, i confini che tra questi si stabiliscono, le modalità di trasmissione alle persone che hanno una esclusiva sulla concreta applicazione del sapere stesso, il modo in cui nelle organizzazioni i compiti vengono distribuiti tra gli appartenenti alle diverse comunità professionali sono tutti elementi che concorrono a definire non solo i risultati complessivi dei processi di cura in termini di efficacia ed efficienza, ma anche la nozione stessa di salute. Per lungo tempo le strutture che producono servizi sanitari sono state caratterizzate da una predominanza della professione medica. Il loro intero funzionamento, dagli assetti organizzativi alla distribuzione delle responsabilità, dava per scontato e sorreggeva una visione che vedeva nella professione medica l’unica professione cui fare riferimento. Le dinamiche rilevanti ai fini del funzionamento erano quindi quelle che animavano la professione medica al suo interno e che avevano come attori principali le diverse specialità e sub-specialità. Il progressivo consolidamento della professione infermieristica, anche attraverso il fondamentale passaggio rappresentato dai titoli universitari, sta modificando profondamente il quadro e il tema di come costruire e fare funzionare un’organizzazione effettivamente multi-professionale è all’ordine del giorno. Da questo punto di vista, nonostante gli innegabili - e oggettivamente rapidi in relazione ai tempi di cui hanno usufruito altre professioni - progressi nel riconoscimento di un ruolo diverso alla professione infermieristica, appare sempre più evidente la necessità di rendere più robusto e rapido un processo di cui tutto il sistema e le singole aziende potranno avvantaggiarsi.

Infermieri: modificazioni dell’ambiente e sviluppo della professione

DEL VECCHIO, MARIO
2011

Abstract

Definire cosa sia esattamente una professione non è semplice, ma in termini molto generali alcuni elementi possono essere presi a riferimento, quali: a) un corpo sufficientemente consolidato e distinguibile di saperi in grado di connotare l’unicità della professione in relazione alle funzioni svolte; b) un meccanismo formalizzato di trasmissione dei saperi e delle competenze ai nuovi membri, meccanismo che rappresenta anche la base per l’esercizio di un certo grado di monopolio da parte della professione (solo i membri certificati possono eseguire certi atti e assumere certi ruoli); c) l’esistenza di un apparato giuridico in grado di tutelare e rafforzare il monopolio dal punto di vista legale (l’esistenza di una fattispecie configurabile come ‘esercizio abusivo della professione’); d) la possibilità per i membri della professione nei differenti contesti nei quali operano di applicare effettivamente e in autonomia le proprie conoscenze e competenze; e) un certo grado di riconoscimento sociale. Evidentemente non tutte le dimensioni citate devono essere ugualmente sviluppate, ma dal punto di vista del funzionamento delle organizzazioni e dei sistemi una professione è tale quando riesce posizionarsi adeguatamente rispetto all’insieme di questi elementi. È bene sottolineare che questo modo di intendere la professione supera il mero aspetto formale (i titoli e l’esclusività giuridicamente tutelata di cui ai punti b e c) per comprendere aspetti di natura più sostanziale (contenuti distintivi, pratica effettiva, status), frutto di processi spesso complessi che si articolano su orizzonti temporali non brevi. Il richiamo al concetto di professione è necessario in quanto le professioni e le loro reciproche relazioni giocano nel campo sanitario un ruolo di fondamentale importanza. I contenuti e l’organizzazione dei saperi, i confini che tra questi si stabiliscono, le modalità di trasmissione alle persone che hanno una esclusiva sulla concreta applicazione del sapere stesso, il modo in cui nelle organizzazioni i compiti vengono distribuiti tra gli appartenenti alle diverse comunità professionali sono tutti elementi che concorrono a definire non solo i risultati complessivi dei processi di cura in termini di efficacia ed efficienza, ma anche la nozione stessa di salute. Per lungo tempo le strutture che producono servizi sanitari sono state caratterizzate da una predominanza della professione medica. Il loro intero funzionamento, dagli assetti organizzativi alla distribuzione delle responsabilità, dava per scontato e sorreggeva una visione che vedeva nella professione medica l’unica professione cui fare riferimento. Le dinamiche rilevanti ai fini del funzionamento erano quindi quelle che animavano la professione medica al suo interno e che avevano come attori principali le diverse specialità e sub-specialità. Il progressivo consolidamento della professione infermieristica, anche attraverso il fondamentale passaggio rappresentato dai titoli universitari, sta modificando profondamente il quadro e il tema di come costruire e fare funzionare un’organizzazione effettivamente multi-professionale è all’ordine del giorno. Da questo punto di vista, nonostante gli innegabili - e oggettivamente rapidi in relazione ai tempi di cui hanno usufruito altre professioni - progressi nel riconoscimento di un ruolo diverso alla professione infermieristica, appare sempre più evidente la necessità di rendere più robusto e rapido un processo di cui tutto il sistema e le singole aziende potranno avvantaggiarsi.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11565/3851510
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