Nel momento in cui la riforma del diritto penale societario si concretizzava con un’accelerazione significativa, che si manifestava nel suo essere anteposta alla riforma del diritto societario, e in cui, all’indomani dei grandi scandali che avevano scosso la fiducia nei mercati, si faceva più vivace il dibattito, non solo nazionale, attorno alla necessità di un presidio penalistico forte, in grado di contrastare la criminalità economica e circoscrivere l’incapacità del mercato di autoregolarsi, è parso importante avviare una ricerca al fine di comprendere, nel contesto della realtà italiana, da un lato, l’incidenza concreta della criminalità d’impresa e, dall’altro lato, indagare la ratio che ha guidato la mano del Legislatore nel riscrivere la disciplina del diritto penale societario. Nel testo in oggetto, dopo una sintetica ricostruzione del quadro normativo di riferimento, l’Autrice illustra i passaggi essenziali della ricerca presentata, evidenziandone gli obiettivi e descrivendo nel dettaglio le complesse operazioni di rilevazione, elaborazione ed analisi dei dati. Nelle conclusioni si da atto della significatività del quadro empirico delineato che consente una riflessione sulla realtà applicativa delle norme antecedenti alla riforma e sui primi effetti della novella legislativa, sia in chiave di incidenza della stessa sui fascicoli aperti al tempo della sua entrata in vigore, sia in chiave di modifica della realtà normativa, allo scopo di verificare se la riforma è stata in grado di realizzare gli obiettivi perseguiti e, se gli stessi, erano fondati alla luce della realtà empirica esistente ante riforma. Ciò che pare emergere dall'analisi condotta è una crisi generalizzata del sistema sanzionatorio. Le pene laddove applicate, si attestano in misura prossima al minimo edittale, complice l'incidenza dei riti alternativi che mitigano significativamente il livello delle sanzioni irrogate. Non si può dire, peraltro, che la carenza di severità nella sanzione sia compensata dalla prontezza della stessa. I tempi processuali, infatti, risultano molto lunghi e il frequente ricorso a riti alternativi appare spesso unico garante di prontezza e certezza della sanzione. Ancora, l'incidenza della prescrizione mette in luce le difficoltà del sistema penale anche in punto di certezza della pena. È evidente infatti come l'efficacia dell'attività di contrasto sia stata condizionata dalla presenza di altre tipologie delittuose, circostanza questa che emerge già osservando la frequenza con la quale appaiono contestate accanto alle false comunicazioni sociali altre ipotesi di reato. In un contesto, quale quello della criminalità economica, ove l’autore del reato viene disegnato come un soggetto che agisce nell’interesse di massimizzare il proprio profitto, secondo una valutazione costi-benefici, un quadro quale quello delineato non può che agire alimentando la propensione a delinquere. I problemi che hanno condizionato la vita delle false comunicazioni sociali in epoca anteriore la riforma del diritto penale societario appaiono tuttora aperti e, ove possibile, aggravati. Senza negare la sterilità di una politica criminale guidata da logiche meramente intimidatorie che utilizza, quale unico strumento di lotta alla criminalità, l’inasprimento delle risposte punitive, che, per tacere di altro, vedrebbe ad oggi vanificato ogni intento rigoristico, ad opera della diffusa impunità, appare chiara la necessità, per contrastare la criminalità economica di un intervento volto a ridare dignità allo strumento penale, collocandolo nel ruolo che gli è proprio e restituendogli così legittimazione, scegliendo semmai di affiancare al gendarme penalistico meccanismi che possano rispondere in modo efficiente ad istanze di vigilanza e controllo e di instaurare circoli virtuosi che rendano meno appetibile agli occhi del potenziale reo la condotta illecita, agendo così in modo preventivo rispetto alla commissione del crimine.

Le false comunicazioni sociali a Milano: un'indagine empirica

MONTANI, ELEONORA
2011

Abstract

Nel momento in cui la riforma del diritto penale societario si concretizzava con un’accelerazione significativa, che si manifestava nel suo essere anteposta alla riforma del diritto societario, e in cui, all’indomani dei grandi scandali che avevano scosso la fiducia nei mercati, si faceva più vivace il dibattito, non solo nazionale, attorno alla necessità di un presidio penalistico forte, in grado di contrastare la criminalità economica e circoscrivere l’incapacità del mercato di autoregolarsi, è parso importante avviare una ricerca al fine di comprendere, nel contesto della realtà italiana, da un lato, l’incidenza concreta della criminalità d’impresa e, dall’altro lato, indagare la ratio che ha guidato la mano del Legislatore nel riscrivere la disciplina del diritto penale societario. Nel testo in oggetto, dopo una sintetica ricostruzione del quadro normativo di riferimento, l’Autrice illustra i passaggi essenziali della ricerca presentata, evidenziandone gli obiettivi e descrivendo nel dettaglio le complesse operazioni di rilevazione, elaborazione ed analisi dei dati. Nelle conclusioni si da atto della significatività del quadro empirico delineato che consente una riflessione sulla realtà applicativa delle norme antecedenti alla riforma e sui primi effetti della novella legislativa, sia in chiave di incidenza della stessa sui fascicoli aperti al tempo della sua entrata in vigore, sia in chiave di modifica della realtà normativa, allo scopo di verificare se la riforma è stata in grado di realizzare gli obiettivi perseguiti e, se gli stessi, erano fondati alla luce della realtà empirica esistente ante riforma. Ciò che pare emergere dall'analisi condotta è una crisi generalizzata del sistema sanzionatorio. Le pene laddove applicate, si attestano in misura prossima al minimo edittale, complice l'incidenza dei riti alternativi che mitigano significativamente il livello delle sanzioni irrogate. Non si può dire, peraltro, che la carenza di severità nella sanzione sia compensata dalla prontezza della stessa. I tempi processuali, infatti, risultano molto lunghi e il frequente ricorso a riti alternativi appare spesso unico garante di prontezza e certezza della sanzione. Ancora, l'incidenza della prescrizione mette in luce le difficoltà del sistema penale anche in punto di certezza della pena. È evidente infatti come l'efficacia dell'attività di contrasto sia stata condizionata dalla presenza di altre tipologie delittuose, circostanza questa che emerge già osservando la frequenza con la quale appaiono contestate accanto alle false comunicazioni sociali altre ipotesi di reato. In un contesto, quale quello della criminalità economica, ove l’autore del reato viene disegnato come un soggetto che agisce nell’interesse di massimizzare il proprio profitto, secondo una valutazione costi-benefici, un quadro quale quello delineato non può che agire alimentando la propensione a delinquere. I problemi che hanno condizionato la vita delle false comunicazioni sociali in epoca anteriore la riforma del diritto penale societario appaiono tuttora aperti e, ove possibile, aggravati. Senza negare la sterilità di una politica criminale guidata da logiche meramente intimidatorie che utilizza, quale unico strumento di lotta alla criminalità, l’inasprimento delle risposte punitive, che, per tacere di altro, vedrebbe ad oggi vanificato ogni intento rigoristico, ad opera della diffusa impunità, appare chiara la necessità, per contrastare la criminalità economica di un intervento volto a ridare dignità allo strumento penale, collocandolo nel ruolo che gli è proprio e restituendogli così legittimazione, scegliendo semmai di affiancare al gendarme penalistico meccanismi che possano rispondere in modo efficiente ad istanze di vigilanza e controllo e di instaurare circoli virtuosi che rendano meno appetibile agli occhi del potenziale reo la condotta illecita, agendo così in modo preventivo rispetto alla commissione del crimine.
2011
8814156689
A. ALESSANDRI
Un’indagine empirica presso il tribunale di Milano: le false comunicazioni sociali
Montani, Eleonora
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11565/3807496
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