L’articolo analizza le novità fiscali in tema di accordi di ristrutturazione del debito recate dall’art. 33, commi 4 e 5 del c.d. “decreto crescita” (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, conv., con mod., nella Legge 7 agosto 2012, n. 134), e concernenti la detassazione per l’imprenditore della sopravvenienza attiva da rimessione del debito e l’automatica deducibilità per i creditori aderenti all’accordo della corrispondente perdita, soffermandosi, in particolare, sui motivi di incontestabilità delle soluzioni adottate sul piano delle scelte di politica fiscale ma anche sui profili di irragionevolezza emergenti sul diverso piano sistematico, nonché sui problemi interpretativi che esse pongono. Sono altresì scandagliate talune questioni rimaste irrisolte dopo la novella, come quelle della detraibilità dell’Iva corrispondente alla parte di debito rimesso dai creditori aderenti all’accordo (difettando nel c.d. “decreto crescita”, ma anche nella legge di conversione, un intervento finalizzato a chiarire o a modificare la portata dell’art. 26, comma 2, d.P.R. n. 633/72, in tema di note di variazione Iva) e, in mancanza di una disciplina transitoria, del momento di “efficacia” delle nuove disposizioni, anche alla luce dello Statuto dei diritti del contribuente, con individuazione del discrimen per selezionare gli accordi di ristrutturazione che permettono l’accesso ai nuovi regimi fiscali e della “sorte fiscale” di quelli che non lo consentono.
Sulla nuova fiscalità degli "accordi di ristrutturazione del debito": profili di irragionevolezza, aspetti problematici e questioni aperte
CONTRINO, ANGELO
2013
Abstract
L’articolo analizza le novità fiscali in tema di accordi di ristrutturazione del debito recate dall’art. 33, commi 4 e 5 del c.d. “decreto crescita” (D.L. 22 giugno 2012, n. 83, conv., con mod., nella Legge 7 agosto 2012, n. 134), e concernenti la detassazione per l’imprenditore della sopravvenienza attiva da rimessione del debito e l’automatica deducibilità per i creditori aderenti all’accordo della corrispondente perdita, soffermandosi, in particolare, sui motivi di incontestabilità delle soluzioni adottate sul piano delle scelte di politica fiscale ma anche sui profili di irragionevolezza emergenti sul diverso piano sistematico, nonché sui problemi interpretativi che esse pongono. Sono altresì scandagliate talune questioni rimaste irrisolte dopo la novella, come quelle della detraibilità dell’Iva corrispondente alla parte di debito rimesso dai creditori aderenti all’accordo (difettando nel c.d. “decreto crescita”, ma anche nella legge di conversione, un intervento finalizzato a chiarire o a modificare la portata dell’art. 26, comma 2, d.P.R. n. 633/72, in tema di note di variazione Iva) e, in mancanza di una disciplina transitoria, del momento di “efficacia” delle nuove disposizioni, anche alla luce dello Statuto dei diritti del contribuente, con individuazione del discrimen per selezionare gli accordi di ristrutturazione che permettono l’accesso ai nuovi regimi fiscali e della “sorte fiscale” di quelli che non lo consentono.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.