Da qualche tempo, le istituzioni culturali sono oggetto di crescente attenzione pubblica: i dati disponibili sui flussi di visitatori e sull’economia da questi indotta testimoniano un rinnovato interesse del pubblico e delle organizzazioni verso il settore artistico e culturale (si veda ad esempio Leon, 1994). In questo trend, anche i ricercatori che operano nell’area dell’economia aziendale hanno iniziato ad occuparsene, realizzando, di fatto, una serie consistente di contributi scientifici su temi genericamente culturali. Le caratteristiche intrinseche del settore e le peculiarità delle istituzioni culturali – per evoluzione storica e caratterizzazione di titolarità di un bene pubblico – differenziano peraltro l’applicazione dei modelli manageriali studiati per le imprese e giustificano, conseguentemente, la necessità di un’adeguata e mirata analisi empirica. In particolare, si ritiene che il modello degli assetti istituzionali (Airoldi, 1993) riesca a cogliere la complessità delle istituzioni culturali, modellandosi sulla specifica realtà. In questa sede ci si ripropone quindi di applicare il modello degli assetti istituzionali alla realtà dell’Art Center Acea e alla sua evoluzione storica. L’obiettivo principale è il confronto degli assetti istituzionali che hanno caratterizzato l’Art Center Acea nelle fasi della sua storia, per giungere a presentare un modello di gestione innovativo, caratterizzato dall’integrazione di una pluralità di attori coinvolti. L’Art Center Acea è un museo di archeologia classica, allestito all’interno di una ex centrale elettrica e situato in uno dei primi quartieri industriali della capitale, l’Ostiense. La centrale elettrica Acea fu costruita nel 1911-12 su proposta dell’assessore al tecnologico del Comune di Roma Giovanni Montemartini, alla cui scomparsa, la centrale ne prese il nome; da allora l’edificio è noto come “Centrale Montemartini”. L’attività della centrale dell’Acea, appartenuta all’Azienda comunale elettricità e acque (1), durò soltanto pochi decenni. Mancanza di innovazione tecnologica, elevati costi di gestione e, in specie, di manutenzione determinarono, a partire dal 1963, la graduale disattivazione della Centrale Montemartini. Tra il 1989 e il 1990 l’intero stabile venne restaurato, sia nella struttura edilizia che nei macchinari, e trasformato in centro multimediale. I suoi ambienti vennero via via utilizzati in più modi: come sale di riprese cine-televisive, come spazio per concerti e, soprattutto, come centro convegni. Nessuna di queste successive utilizzazioni sembrò tuttavia in grado di giustificare il dispendioso intervento di recupero che vi era stato profuso. Questo insuccesso – combinato con l’esigenza di locali idonei a mantenere la visibilità dei reperti non più nel Palazzo Senatorio sottoposto a risanamento – indusse l’Acea a prestare al Comune di Roma l’intero complesso della Centrale Montemartini, allo scopo di allestire al suo interno l’attuale museo di archeologia classica. I lavori per la trasformazione del centro multimediale in Art Center Acea iniziarono nel maggio del 1996, ed il museo fu inaugurato il 31 ottobre 1997. Come già verificatosi in altre esperienze europee – il Musée d’Orsay di Parigi e la Tate Gallery of Modern Art di Londra – anche nel caso dell’Art Center Acea l’incontro tra archeologia industriale e archeologia classica si è dimostrata una formula di successo. In sintesi, dal momento del suo riuso, a partire dal 1990, sono identificabili tre fasi nell’evoluzione storica della gestione della Centrale Montemartini: 1) 1990 - 1996: centro multimediale Acea; 2) 1996 - ottobre 2000: museo privato; 3) a partire dal novembre 2000: museo comunale. L’analisi dell’assetto istituzionale che ha caratterizzato l’Art Center Acea durante le ultime due fasi della sua storia permette di confrontare i modelli gestionali del museo, così come la lettura della configurazione istituzionale dell’Art Center Acea secondo un approccio longitudinale rende possibile analizzare la storia dell’organizzazione, fornendone le variabili chiave e le variazioni avvenute nei passaggi storici (Schendel, 1996; Barnett & Burgelman, 1996).

Evoluzione dell’assetto istituzionale di un museo: la Centrale Montemartini

ADDIS, MICHELA;
2001

Abstract

Da qualche tempo, le istituzioni culturali sono oggetto di crescente attenzione pubblica: i dati disponibili sui flussi di visitatori e sull’economia da questi indotta testimoniano un rinnovato interesse del pubblico e delle organizzazioni verso il settore artistico e culturale (si veda ad esempio Leon, 1994). In questo trend, anche i ricercatori che operano nell’area dell’economia aziendale hanno iniziato ad occuparsene, realizzando, di fatto, una serie consistente di contributi scientifici su temi genericamente culturali. Le caratteristiche intrinseche del settore e le peculiarità delle istituzioni culturali – per evoluzione storica e caratterizzazione di titolarità di un bene pubblico – differenziano peraltro l’applicazione dei modelli manageriali studiati per le imprese e giustificano, conseguentemente, la necessità di un’adeguata e mirata analisi empirica. In particolare, si ritiene che il modello degli assetti istituzionali (Airoldi, 1993) riesca a cogliere la complessità delle istituzioni culturali, modellandosi sulla specifica realtà. In questa sede ci si ripropone quindi di applicare il modello degli assetti istituzionali alla realtà dell’Art Center Acea e alla sua evoluzione storica. L’obiettivo principale è il confronto degli assetti istituzionali che hanno caratterizzato l’Art Center Acea nelle fasi della sua storia, per giungere a presentare un modello di gestione innovativo, caratterizzato dall’integrazione di una pluralità di attori coinvolti. L’Art Center Acea è un museo di archeologia classica, allestito all’interno di una ex centrale elettrica e situato in uno dei primi quartieri industriali della capitale, l’Ostiense. La centrale elettrica Acea fu costruita nel 1911-12 su proposta dell’assessore al tecnologico del Comune di Roma Giovanni Montemartini, alla cui scomparsa, la centrale ne prese il nome; da allora l’edificio è noto come “Centrale Montemartini”. L’attività della centrale dell’Acea, appartenuta all’Azienda comunale elettricità e acque (1), durò soltanto pochi decenni. Mancanza di innovazione tecnologica, elevati costi di gestione e, in specie, di manutenzione determinarono, a partire dal 1963, la graduale disattivazione della Centrale Montemartini. Tra il 1989 e il 1990 l’intero stabile venne restaurato, sia nella struttura edilizia che nei macchinari, e trasformato in centro multimediale. I suoi ambienti vennero via via utilizzati in più modi: come sale di riprese cine-televisive, come spazio per concerti e, soprattutto, come centro convegni. Nessuna di queste successive utilizzazioni sembrò tuttavia in grado di giustificare il dispendioso intervento di recupero che vi era stato profuso. Questo insuccesso – combinato con l’esigenza di locali idonei a mantenere la visibilità dei reperti non più nel Palazzo Senatorio sottoposto a risanamento – indusse l’Acea a prestare al Comune di Roma l’intero complesso della Centrale Montemartini, allo scopo di allestire al suo interno l’attuale museo di archeologia classica. I lavori per la trasformazione del centro multimediale in Art Center Acea iniziarono nel maggio del 1996, ed il museo fu inaugurato il 31 ottobre 1997. Come già verificatosi in altre esperienze europee – il Musée d’Orsay di Parigi e la Tate Gallery of Modern Art di Londra – anche nel caso dell’Art Center Acea l’incontro tra archeologia industriale e archeologia classica si è dimostrata una formula di successo. In sintesi, dal momento del suo riuso, a partire dal 1990, sono identificabili tre fasi nell’evoluzione storica della gestione della Centrale Montemartini: 1) 1990 - 1996: centro multimediale Acea; 2) 1996 - ottobre 2000: museo privato; 3) a partire dal novembre 2000: museo comunale. L’analisi dell’assetto istituzionale che ha caratterizzato l’Art Center Acea durante le ultime due fasi della sua storia permette di confrontare i modelli gestionali del museo, così come la lettura della configurazione istituzionale dell’Art Center Acea secondo un approccio longitudinale rende possibile analizzare la storia dell’organizzazione, fornendone le variabili chiave e le variazioni avvenute nei passaggi storici (Schendel, 1996; Barnett & Burgelman, 1996).
2001
Addis, Michela; G., Cappelletti
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